‘Contro l’Arzachena si cambia. Belli o brutti, dobbiamo vincere’
Contro l’Arzachena si cambia. Tatticamente. Anche se i giorni sono pochi, questa volta Gaeatno D’Agostino ha scelto di lavorare sull’atteggiamento, anche sul modulo. Non dice come, anche se puntualizza che “il 3-4-1-2 non è un atteggiamento difensivo. Dipende da come lo si interpreta, e questo vale per tutti gli schemi. Anche per il 4-4-2. Dipende anche dalla mentalità. Dopo la nevicata il fondo del Moccagatta non è particolarmente adatto ai fraseggi: restiamo una squadra che predilige il gioco, però dobbiamo attaccare diretti. Conta essere aggressivi, attaccando le seconde palle: come ha fatto l’Olbia mercoledì e come anche l’Arzachena prova a fare, la conferma l’ho avuta nei filmati. Una squadra, quella di Giorico, che prova a far giocare male le avversarie: noi dobbiamo adattarci e cercare di essere più offemsivi possibile, portando anche molto uomini nella loro area”. Più brutti, dunque, ma più concreti e, anche, più opportunisti. “Rispetto alla gara con l’Olbia certamente. Senza dimenticare, comunque, il rigore non concesso, la traversa colpita da De Luca, e le occasioni, anche in dieci le abbiamo avute noi. Fino ad ora abbiamo dosato il minutaggio, ma da adesso in poi chi è pronto, chi sta bene, che vedo preparato e voglioso, anche negli occhi, gioca, al di là del nome, dell’età, delle categorie”.
L’APPELLO DEL MISTER
Il risultato è obbligato, lo sa anche D’Agostino. “Concedetemi un appello. I ragazzi stanno dando tutto. Spingiamo questi ragazzi che, per volontà, hanno sempre dato tutto. Magari la prestazione non è sempre positiva, ma l’impegno è totale. Ci serve una spimta in più, che deve partire assolutamente da noi: dare quel qualcosa in più per fare la differenza e per gaòvanizzare i tifosi. Il pubblico vuole vincere. Non importa come, bene o male, al massimo la valutazione sarà oggetto di discussione al bara, ma i tre punti sono essenziali. Belli o brutti, domani dobbiamo uscire con una vittroia. Senza farci prendere dalla frenesia, che fa sbagliare e rende nervosi. Dobbiamo avere lucidità, anche sottoporta, altrimenti anziché segnare si prende la traversa. Non avrebbe esenso insistere sulla “buona partita”: si deve vincere, e basta”. Cambia l’approccio ad una gara come quella di domenica, con risultato obbligato, a seconda che il ruolo sia quello di giocatore o di allenatore? “Se uno è professionista, lo è quando vince, quando perde, quando pareggia. Il calcio è gioco di squadra e, quindi, serve unire le forze: se un ragazzo è un po’ giù, serve che il compagno gli stia vicino e lo aiuti. Personalmente, io devo dare ancora qualcosa in più ai ragazzi, anche sotto il profilo umano. Ho dato tanto, li proteggo e li proteggerò sempre, fino alla fine, perché se lo meritano. Sono tanti i fattori che determinano un risultato: l’importante – insiste D’Agostino – è la consapevolezza di quello che si va a fare. E un po’ di amor proprio e di orgoglio, verso la maglia, i tifosi, se stessi e la squadra. Ognuno di noi deve dare qualcosa in più, sotto l’aspetto morale e tattico, tecnico e atletico. Conta molto la mentalità”. Turn over, si intuisce, limitato. “Ho la fortuna di aver ritrovato Maltese, Chiarello ha un minutaggio buonissimo e Santini è tornato alla grande. Ho gli uomini adatti per un’Alessandria offensiva, qualunque sarà il modulo scelto”