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    Truffe
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    Andrea Vignoli  
    28 Gennaio 2012
    ore
    00:00 Logo Newsguard

    Truffe in farmacia, solo a Novi? E i medici?

    Si potrebbe allargare anche ai medici, citati anche nel servizio de Le Iene, l'inchiesta sulla farmacia di Novi. Di casi simili la cronaca, in passato, ne ha registrati anche altri

    Si potrebbe allargare anche ai medici, citati anche nel servizio de Le Iene, l'inchiesta sulla farmacia di Novi. Di casi simili la cronaca, in passato, ne ha registrati anche altri

    Sta destando scalpore tra i cittadini il caso del sequestro, da parte dei nas, della farmacia dell’Ospedale di Viale Saffi, di proprietà della dottoressa Pier Francesca Lavezzaro, scaturita da una indagine della popolare trasmissione TV “le Iene” andata in onda giovedì sera. La farmacia, precedentemente di proprietà dell’ASL 22 (da qui il nome di farmacia dell’Ospedale) era stata venduta nel marzo 2003 alla dottoressa Lavezzaro, che in quanto già direttrice della stessa farmacia aveva esercitato il diritto di prelazione che era garantito dall’asta.
    La cessione era stata concessa alla cifra di 3 milioni e 209.590 euro.
    Molte le domande che si pongono i cittadini. Innanzitutto, se sia tutto vero. Il servizio televisivo lascia pochi spazi a dubbi, e il sequestro da parte dei Nas della farmacia dopo la denuncia presentata dai giornalisti ne toglie molti altri. Ma deve valere sempre la presunzione d’innocenza, fino a quando non sarà la giustizia – quella vera e non televisiva- a pronunciarsi.

    Durante il servizio televisivo, le immagini riprese dalle telecamere nascoste mostrano una addetta della farmacia che spiega come il “sistema” di staccare le fustelle dai farmaci, per poi apporle su ricette predisposte da medici compiacenti sia “usato da oltre 20 anni” e “da tutte le farmacie di Novi”. La domanda legittima è quindi sull’estensione del fenomeno: quante farmacie usano questo metodo? Tutte le farmacie di Novi, o tutte le farmacie del Piemonte o d’Italia?
    Sicuramente il metodo non è usato dalla farmacia comunale di Via Verdi, in quanto il personale dipendente non avrebbe nessun interesse economico nel mettere in piedi questo sistema. Del resto, lo scarso – scarsissimo – utile annuo della farmacia comunale ne è la prova più certa.
    Ma quanto costa al sistema sanitario – e in definitiva alle tasche dei cittadini – questo sistema?
    La spesa per farmaci della regione Piemonte si è attestata, nel 2010, a ben 800milioni di euro, cioè circa 180 euro procapite. Quanta parte di questi soldi sono stati distratti attraverso vendite fasulle di farmaci?
    Ma i veri colpevoli di questa truffa sono i farmacisti? Solo loro? Che dire di quei medici – parrebbe più di uno – che stilavano ricette di prescrizione farmaci a nome dei loro pazienti e loro insaputa? Lo facevano gratuitamente o partecipando agli illeciti proventi dell’attività?
    Si preannuncia molto interessante il filone dell’inchiesta, su cui verosimilmente la procura sta indagando, che mira ad identificare nomi e cognomi dei medici coinvolti, e versamenti sui loro conti, o comunque disponibilità illecite.
    I medici, oltre che di truffa ai danni del sistema sanitario, dovranno rispondere di falso ideologico, avendo stilato ricette per malattie inesistenti a nome di pazienti ignari.
    Recenti casi di cronaca ci possono aiutare a capire meglio la vicenda. Nel dicembre 2008 nell’ambito dell’operazione Apotheke Carabinieri dei Nas di Roma e Napoli identificarono 90 persone coinvolte in una truffa ai danni del Servizio sanitario nazionale per circa 10 milioni di euro.
    Si trattava di un’organizzazione criminale composta da medici, farmacisti, imprenditori e informatori scientifici che truffavano con il sistema delle false ricette il sistema sanitario. Il sistema criminale, scoperto attraverso pedinamenti, sequestri e intercettazioni telefoniche, ruotava attorno a un imprenditore napoletano, Tullio Raimondo Faiella, 50 anni, titolare di un’azienda di distribuzione di farmaci con sede legale a Grottaferrata, nella zona dei castelli romani, e base operativa a Napoli. L’uomo coordinava un gruppo di informatori scientifici che avevano l’unico compito di corrompere medici e farmacisti per ottenere false prescrizioni di medicinali di fascia A (a carico del Ssn) distribuiti dalla sua azienda, spedendole di persona prevalentemente in farmacie compiacenti che, dopo aver applicato le fustelle rimosse dai medicinali, ne richiedevano il rimborso al Ssn, come si legge nella relazione dei Nas. La corruzione veniva realizzata sia attraverso denaro (solitamente percentuali del 5-10%, calcolate sul costo del farmaco) sia con omaggi di diversa natura, sia con l’offerta di prestazioni sessuali a favore dei medici e dei farmacisti coinvolti.

    Quindi al triangolo formato da farmacista – medico – ignaro paziente potrebbe aggiungersi il distributore farmaceutico, che traeva indubbio vantaggio dalle false prescrizioni.
     

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