“Cittadella senza sbarre”: dai detenuti la lotta all’ailanto
Firmato il protocollo per la prosecuzione del progetto che coinvolge il Comune, il Fai e alcuni detenuti della Casa di Reclusione San Michele e della Casa Circondariale Cantiello e Gaeta: "il sogno - spiegano i promotori - è quello di arrivare a 30-40 detenuti che lavorino ogni giorno per il bene della Cittadella"
Firmato il protocollo per la prosecuzione del progetto che coinvolge il Comune, il Fai e alcuni detenuti della Casa di Reclusione San Michele e della Casa Circondariale Cantiello e Gaeta: "il sogno - spiegano i promotori - è quello di arrivare a 30-40 detenuti che lavorino ogni giorno per il bene della Cittadella"
Racconta Ileana Spriano, presidente Fai Alessandria: “Grazie alla caparbietà di tutti i soggetti coinvolti siamo riusciti ad avviare un progetto pilota in Italia, che ora altre regioni stanno prendendo a esempio. L’esperienza compiuta in questa prima fase del progetto, utile a verificarne la fattibilità, è stata incredibilmente arricchente anche per noi volontari, che abbiamo operato 7 giorni su 7 al fianco dei detenuti”.
Il nuovo protocollo, che si sostiuisce alla fase sperimentale appena conclusa, consentirà di proseguire il progetto e anzi di potenziarlo: “l’obiettivo – spiegano in coro i promotori – è quello di arrivare anche a 30-40 detenuti che possano prestare il loro lavoro a titolo volontario“. Per ora il progetto vede l’impegno di 7 detenuti in totale (4 di San Michele e 3 del Cantiello Gaeta), che si recano in Cittadella dalle 14.30 alle 18.30.
“Per i detenuti – selezionati fra coloro che posso uscire dal carcare in permesso durante il giorno grazie all’articolo 21 e operare senza una diretta sorveglianza – si tratta di un’occasione molto importante, che affrontano con entusiasmo e generosità. Grazie al loro impegno – ricordano il direttore della Casa Circondariale Valentini e il comandante della polizia penitenziaria della Casa di Reclusione di San Michele Di Chiara – abbiamo potuto lavorare alla pulizia dei vecchi forni, del rifugio antiaereo e alla manutenzione della Porta Reale e del Cavaliere di Santa Cristina, anche se la sfida più grande è quella all’ailanto e all’edera, che minano ogni giorno le strutture”.
Il progetto si avvale della consulenza della Facoltà di Agraria di Torino che sta studiando il caso per trovare soluzioni efficaci nel tempo, grazie all’utilizzo di prodotti che consentano di colpire anche le radici delle piante, bloccandone la riproduzione. “Questa è una pianta ‘magica’ – ricorda la direttrice del Fai alessandrino Ileano Spriano – che può mutare da maschio a femmina a seconda delle necessità. Recentemente è morta una femmina e, forse grazie a un segnale chimico, 24 piante hanno mutato la loro natura da maschio a femmina, riempendosi di semi pronti a infestare altre zone”.
“Il progetto non comporta alcun impegno finanziario diretto a carico del Comune di Alessandria, che non potrebbe sostenerlo – spiega Oria Trifoglio, vicesindaco di Alessandria – tranne la possibilità di utilizzare alcuni strumenti che il comune già possiede e che sono stati integrati da ciò che con grande generosità hanno offerto singoli cittadini: vanghe, seghetti e altri materiali da lavoro. Il progetto non è però privo di costi, e siamo grati alla Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria per l’impegno profuso”.