Omicidio Belsito, Loiacono confessa
Il tortonese resta in carcere per omicidio volontario e occultamento di cadavere. Nei prossimi giorni saranno verificati alcuni particolari riferiti al Gip dal reo confesso e si procederà al conferimento al medico legale dell'esame autoptico
Il tortonese resta in carcere per omicidio volontario e occultamento di cadavere. Nei prossimi giorni saranno verificati alcuni particolari riferiti al Gip dal reo confesso e si procederà al conferimento al medico legale dell'esame autoptico
Loiacono – reo confesso – ha riferito al GIP alcuni particolari che saranno verificati nei prossimi giorni.
Sempre nei prossimi giorni, dovrà essere conferito al medico legale (tuttora da indicare da parte del PM) l’esame autoptico.
Loiacono, originario di Vibo Valentia così come Belsito, qualche tempo fa ha aperto una propria attività: la “Asar”, una ditta di trasporto rottami. Giovedì Belsito si sarebbe presentato nel capannone dell’azienda e avrebbe intimato a Loiacono di cedergli la ditta, aggredendolo. Il tortonese si difende, lancia un attrezzo all’indirizzo del 52enne, lo uccide. Poi si fa aiutare da un amico – A. D. F. – a trasportare il corpo in piazza Gherzi, a Lu. Nel paese del Monferrato, consegnano le chiavi a un terzo uomo, un amico di Belsito, R. F.: è quest’ultimo che telefona al 112, segnalando la presenza del cadavere e dicendo di essere stato ricattato e minacciato di morte.
Questo, perlomeno, è quanto del racconto di Loiacono trapela sui giornali. Gli inquirenti però hanno ancora parecchi dubbi sulla reale dinamica dei fatti, perché le varie testimonianze si contraddirebbero a vicenda, e soprattutto sarebbero in parte smentite dall’esame dei filmati della videosorveglianza attiva a Lu Monferrato. L’avvocato di Loiacono è sicuro dell’innocenza del suo assistito, e afferma che sarebbero stati rinvenuti sia l’attrezzo scagliato contro Belsito, sia il foglio che il 52enne aveva portato con sé, da far firmare a Loiacono, per ottenere la cessione dell’azienda.
Per i carabinieri, il movente del delitto sarebbe da ricercare in una somma di denaro, che Belsito avrebbe presto in prestito da Loiacono e che non sarebbe poi stato in grado di restituire. Una storia “ordinaria”, quindi, che non avrebbe legami né con la criminalità organizzata né con l’ex tesoriere della Lega Francesco Belsito.
Ma perché nell’inchiesta sull’omicidio è spuntato il nome del politico del Carroccio? A parte la somiglianza tra i nomi e la comune origine vibonese, c’è un particolare che già in passato ha fatto drizzare le antenne degli investigatori. Ma occorre fare un passo indietro.
Nel novembre 2010, Franco Domenico Belsito (il Belsito gaviese, per intenderci) costituisce in Svizzera la società “Aurora Bfd Sagl”. “Sagl” è l’equivalente svizzero della nostra “Srl”, mentre “Bfd”, come è facile intuire, sono le iniziali di Belsito stesso. Altro particolare: una strettissima parente di Belsito si chiama Aurora (così come, ironia della sorte, si chiama Aurora una strettissima parente del presunto assassino). Il 30 marzo 2012 la società fallisce e nell’agosto 2012 la società viene radiata dalle autorità svizzere. Nel frattempo, il 4 aprile 2012, quindi pochi giorni dopo la chiusura della Aurora Bfd Sagl, l’allora tesoriere della Lega Francesco Belsito riceve un avviso di garanzia e il 24 aprile viene arrestato con le accuse di appropriazione indebita, riciclaggio, truffa e false fatturazioni.
I magistrati che l’anno scorso hanno indagato sul leghista Belsito hanno ipotizzato che la società svizzera Aurora fosse in realtà la “cassaforte” del politico calabrese. Un sistema per far transitare denaro lontano da occhi indiscreti. Il Belsito ucciso giovedì sarebbe stato dunque il prestanome del politico? Oppure il tutto è frutto di omonimie e coincidenze? Il mistero per ora rimane.
Scavando nel passato del 52enne ammazzato, si scopre un procedimento per appropriazione indebita, proprio ai danni di Francesco Belsito (il processo sarebbe dovuto iniziare il 12 dicembre, in tribunale a Alessandria).
Mentre Alessandro Loiacono, una decina di anni fa, era finito nei guai con l’accusa di ricettazione. Oggi, come si diceva, fa il meccanico carrozziere. E sul proprio profilo Facebook sponsorizza e prende le prenotazioni per un complesso residenziale sulle coste della Calabria.
Ieri, domenica 1° dicembre, nella chiesa parrocchiale di San Giacomo Maggiore a Gavi, si è svolto il rosario di Belsito, con il rito celebrato dal parroco don Gianni Pertica. Tanti i gaviesi che hanno partecipato per stare accanto alla moglie Giuseppina, conosciuta in paese avendo lavorato per molti anni in un negozio di abbigliamento di piazza Roma, chiuso da tempo, e alla figlia della coppia, che frequenta le scuole elementari. Numerosi anche i parenti della vittima e della famiglia arrivati a Gavi da altre località.