Home
Ausimont contro Solvay: “truffa contrattuale”?
Solvay deposita agli atti del processo una nota con i documenti che dimostrerebbero come Ausimont tenne nascosta la reale situazione dell'inquinamento. Gli avvocati Ausimont: si tenta di portare avanti un'accusa di truffa contrattuale. Le due aziende, però, concordano sulla non pericolosità per la salute degli inquinanti nelle acque
Solvay deposita agli atti del processo una nota con i documenti che dimostrerebbero come Ausimont tenne ?nascosta? la reale situazione dell'inquinamento. Gli avvocati Ausimont: ?si tenta di portare avanti un'accusa di truffa contrattuale?. Le due aziende, però, concordano sulla ?non pericolosità per la salute? degli inquinanti nelle acque
Tali documenti – precisano i legali del colosso della chimica – “esterno escludevano rischi per l’ambiente e per la salute umana e non affrontavano i profili della falda profonda e del contenuto delle discariche, né tantomeno contenevano una ricostruzione storica delle produzioni del sito. Dunque, è solo sulla base di tali documenti che i managers di Solvay avevano potuto formarsi un quadro delle conoscenze sulla situazione ambientale del sito allora di Ausimont”.
Alza il tiro Ausimont che ritiene la deposizione agli atti delle documentazione “irrilevante” ai fini del processo per omessa bonifica e inquinamento delle acque e parla di ipotesi di “truffa contrattuale”. Gli atti, per decisione del presidente della Corte d’Assise, di fronte alla quale si sta svolgendo il processo, saranno comunque ammessi ed entrano a fare parte della copiosa documentazione. Le due aziende fanno però “fronte comune” quando si tratta di affermare che le sostanze presenti nelle acque non sono potenzialmente pericolose. Lo ribadisce il perito Solvay, Tommaso Dragani, nel corso del controinterrogatorio. Lo affermerà, se possibile, con ancora più forza il perito Ausimont Pierluigi Nicotera.
Il pubblico ministero Riccardo Ghio, che sostiene l’accusa, rileva come nei dati presi in considerazione da Dragani mancano alcuni inquinanti, come l’arsenico e il clorometano. Poco importa, secondo Dragani, in primo luogo perchè quelle sostanze non sono comunque presenti nelle acque ad uso potabile, distribuite dal pozzo 8 e, in ogni caso, le dosi prese in considerazioni dai diversi studi scientifici (messi in dubbio) “sono precauzionali” e non rappresentano realmente un rischio. Secondo Dragani, riferendosi specificamente al cromo esavalente, “non esistono attualmente prove scientifiche di un limite oltre il quale si sia evidenziato un danno per la salute, neanche in situazioni estreme come nel caso cinese in cui le popolazioni locali hanno bevuto acqua con elevatissime concentrazioni di cromo tali da colorarla di giallo”.
Gli abitanti di Spinetta, a sentire anche il perito Ausimont, possono dormire sonni tranquilli. A meno che non decidano di bersi, ad esempio, 426 litri di acqua al cromo in un giorno o 170 litri di acqua al tetraclorometano. Secondo Nicotera, infatti, le dosi riscontrate nelle acque di falda di Spinetta (non nell’acqua potabile dell’ormai famoso pozzo 8 che “ha sempre registrato valori entro i limiti di norma”) sebbene superino i valori di legge “mai hanno assunto qualità tossiche tali da poter recar danno alle persone che le avessero, anche per mera ipotesi, potute ingerire”. Sarebbero tossiche solo a valori notevolmente più alti, anche se, in premessa, precisa che “tutte le sostanze possono essere veleni, compresa l’acqua pura”.
Nicotesa basa la sua consulenza sui parametri di tossicologicità che dipenderebbe da due fattori: la dose assunta e il tempo di assunzione. “La tossicologia – spiega – è una scienza che studia l’effetto di sostanze chimiche e fisiche sugli organismi viventi. Non usa congetture o premesse arbitrarie non verificabili sperimentalmente e si basa sui concetti dose/risposta ed esposizione per valutare la tossicità di sostanze chimiche. Questi concetti sono largamente quantitativi. Definizioni di tossicità qualitative che prescindono dalle dosi e dall’esposizione sono scientificamente non accettabili per definire un nesso di causa tra l’esposizione ad un composto ed i suoi effetti”. In conclusione, “l’esposizione a Spinetta non esiste e non è in alcun modo evidenziabile” E “mai le ache hanno assunto qualità tossiche tali da poter recare danno alle persone”. La domanda, allora, potrebbe diventare: anche qualora non ci fosse tossicità gravi, l’alterazione dei valori e la presenza di parametri seppur bassi, ma comunque superiori ai limiti, può essere considerata ugualmente “avvelenamento” come recita il capo di imputazione?
Più che una relazione è una vera e propria lezione di geologia quella tenuta dal secondo consulente Ausimont, Pietro Bruno Celico. Due ore abbondanti di esposizione per dire che, a suo avviso, il modello Bortonal-Di Molfetta su cui si basò il primo piano di caratterizzazione e che prevedeva la separazione delle falde, potrebbe non essere così errato, come sostenuto dall’accusa e dalla difesa Solvay. Insomma, tutto potrebbe tornare in discussione.
Alla prossima udienza, il 10 marzo, proseguirà l’esposizione dei consulenti della difesa Ausimont e potrebbe iniziare il controinterrogatorio dell’accusa e delle parti civili.
Gli abitanti di Spinetta, a sentire anche il perito Ausimont, possono dormire sonni tranquilli. A meno che non decidano di bersi, ad esempio, 426 litri di acqua al cromo in un giorno o 170 litri di acqua al tetraclorometano. Secondo Nicotera, infatti, le dosi riscontrate nelle acque di falda di Spinetta (non nell’acqua potabile dell’ormai famoso pozzo 8 che “ha sempre registrato valori entro i limiti di norma”) sebbene superino i valori di legge “mai hanno assunto qualità tossiche tali da poter recar danno alle persone che le avessero, anche per mera ipotesi, potute ingerire”. Sarebbero tossiche solo a valori notevolmente più alti, anche se, in premessa, precisa che “tutte le sostanze possono essere veleni, compresa l’acqua pura”.
Più che una relazione è una vera e propria lezione di geologia quella tenuta dal secondo consulente Ausimont, Pietro Bruno Celico. Due ore abbondanti di esposizione per dire che, a suo avviso, il modello Bortonal-Di Molfetta su cui si basò il primo piano di caratterizzazione e che prevedeva la separazione delle falde, potrebbe non essere così errato, come sostenuto dall’accusa e dalla difesa Solvay. Insomma, tutto potrebbe tornare in discussione.
Alla prossima udienza, il 10 marzo, proseguirà l’esposizione dei consulenti della difesa Ausimont e potrebbe iniziare il controinterrogatorio dell’accusa e delle parti civili.