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    Elena
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    Elena Fighetti - redazione@ilnovese.info  
    9 Aprile 2014
    ore
    00:00 Logo Newsguard

    Elena Ratti, una donna alle Regie Poste

    Alla fine dell’Ottocento il postino era il depositario dei segreti di quasi tutto il paese: leggeva le lettere alle famiglie che non conoscevano l’alfabeto. La postina Elena Ratti a 25 anni di distanza l’una dall’altra ricevette una missiva diretta a lei: era l’Esercito che le comunicava la morte dei due figli in guerra

    Alla fine dell’Ottocento il postino era il depositario dei segreti di quasi tutto il paese: leggeva le lettere alle famiglie che non conoscevano l’alfabeto. La postina Elena Ratti a 25 anni di distanza l’una dall’altra ricevette una missiva diretta a lei: era l’Esercito che le comunicava la morte dei due figli in guerra

    NOVI LIGURE – Le Poste Italiane nacquero nel 1862, un anno dopo l’Unità d’Italia. Per entrare a farne parte bisognava aver superato la maggiore età, essere cittadino del Regno, di specchiata onestà, superare un attento esame per dimostrare di sapere leggere e scrivere, far di conto e conoscere un po’ il francese.

    Allora gli uffici postali periferici erano dati in concessione dal Regno ai privati che si occupavano del recapito e del ritiro della corrispondenza. Molte volte i procaccia e i portalettere erano “figli d’arte” poiché questo lavoro si tramandava di padre in figlio. Il portalettere era depositario dei segreti di molte famiglie: dal libretto di risparmio al ritiro con delega della pensione, alla lettura della corrispondenza.

    Elena Ratti nasce a Sorli nel 1869, prima di quattro sorelle, tutte alfabetizzate. Elena è discendente della famiglia dei Notai Ratti, presenti a Sorli fino al 1753 (dove nella vecchia casa è stata di recente apposta una targa) e venne assunta dalle Regie Poste con l’autorizzazione di suo padre Costantino. La giovane donna percepiva uno stipendio più basso dei suoi colleghi uomini e non aveva possibilità di fare carriera.

    Partiva ogni mattina da San Martino di Sorli a piedi, inerpicandosi nei luoghi più sperduti, per un raggio di azione di chilometri e attraverso il sentiero della Madonna del Lago giungeva all’ufficio postale di Garbagna per il ritiro della posta. Si portava appresso una borsa di cuoio detta “bolgetta”, pesantissima e carica di posta. A quei tempi numerosi italiani erano analfabeti e la posta era una sorta di magia a cui sempre più persone facevano ricorso: dettando la missiva che volevano inviare a una persona cara o farsi leggere la lettera appena giunta.

    Elena con il bello e cattivo tempo – con la sua inseparabile bolgetta e, d’inverno con ampio mantello nero e sovrascarpe – recava a destinazione a Sorli e Albarasca – Comune autonomo fino al 1928, anno del passaggio di Sorli al comune di Borghetto di Borbera e Albarasca a quello di Stazzano – la cartolina per l’arruolamento nell’Esercito, una lettera d’amore, le notizie dal parente delle “Meriche” o la morte di un soldato al fronte. Un giorno aprì una lettera destinata alla sua famiglia che arrivava da una non ben precisata “zona di guerra” con la quale comunicavano la morte di suo figlio Amansio di anni diciotto, deceduto in prigionia nella prima guerra mondiale.

    Durante la seconda guerra mondiale perse un figlio in bombardamento, uno tornò dal fronte ferito e un altro andò soldato in Africa. Finita la seconda guerra mondiale, Elena andò in pensione con attestato di benemerenza e una medaglia d’oro. Lasciò il suo lavoro alla figlia Rita Poggio, la quale, per entrare nelle Poste, non ha avuto più bisogno dell’autorizzazione paterna, guadagnava quanto i colleghi maschi e aveva la stessa possibilità di fare carriera (i primi passi verso le pari opportunità!) non andava a piedi, ma in bicicletta e poi in moto.

    L’altra figlia – Maria Pia Poggio – nata nel 1897, fu titolare dell’ufficio postale alla Castagnola di Fraconalto, e successivamente all’ufficio postale di Arquata Scrivia. Sapeva l’alfabeto Morse e usava il telegrafo. Entrambe le figlie andarono in pensione con diploma dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana e medaglia d’oro raffigurante San Michele Arcangelo, Patrono delle Poste e Telegrafi.

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