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    Stefania Cava - stefania.cava@alessandrianews.it  
    15 Maggio 2015
    ore
    00:00 Logo Newsguard

    La magia di una scatola sonora: intervista a Luca Valentino

    Prende il via domani, 16 maggio, il festival internazionale di opera e teatro musicale di piccole dimensioni "Scatola Sonora". Abbiamo fatto quattro chiacchiere con il suo ideatore, il professor Luca Valentino. Che ci ha raccontato molte cose. Soprattutto, quali e quante cose si nascondano in una scatola...

    Prende il via domani, 16 maggio, il festival internazionale di opera e teatro musicale di piccole dimensioni "Scatola Sonora". Abbiamo fatto quattro chiacchiere con il suo ideatore, il professor Luca Valentino. Che ci ha raccontato molte cose. Soprattutto, quali e quante cose si nascondano in una scatola...

    CULTURA E SPETTACOLO – Il bello di una scatola è che, al suo interno, ci si può trovare un po’ di tutto. C’è sufficiente profondità per le cose più antiche e profonde, abbastanza spazio per quel che piace ai più, angoli capienti anche per i particolari più di nicchia, da intenditori. Se la scatola, poi, è sonora, il bello raddoppia: perché oltre a quel che ci si può contere, c’è anche abbastanza spazio per la musica, i suoni, le voci, che animano ogni cosa, regalando vita. Alessandria, da domani, sarà il contenitore del contenitore, la città che ospita, per i mesi di maggio e giugno, “Scatola Sonora”, festival internazionale di opera e teatro musicale di piccole dimensioni, organizzato dal conservatorio Vivaldi e giunto ormai a spegnere le diciotto candeline. 

    Per l’occasione, abbiamo avuto l’opportunità di fare quattro chiacchiere con il professor Luca Valentino, docente di Arte Scenica e organizzatore del famoso festival.

    Partiamo da una domanda forse ovvia: perché “Scatola Sonora”?
    Tutto è iniziato vent’anni fa, a Viguzzolo, durante un festival di teatro di figura. Qui, con un collega di Novara, ammirammo all’opera Toni Rumbau, burattinaio spagnolo che lavorava, a Barcellona, in un piccolo teatro di tre metri per quattro, realizzato nella cantina di una panetteria. Qui era stato in grado di portare in scena opere, riducendo ad un piccolo palco cantanti, attrezzi: tutto, ci disse, era stato un successo. Ci propose di replicare l’idea, ci gemellammo e andammo a Barcellona. Tornati, l’idea fu quella di esportare anche in Italia il progetto. E il nome c’era già: “scatola sonora”, dal titolo di una raccolta di saggi scritta negli anni ’50 da Alberto Savinio, di cui sono sempre stato un affezzionato ammiratore. La scatola è piccola, ma contiene qualcosa. In questo caso, musica. 

    Diciotto anni sono un bel traguardo. Com’è la vita di Scatola Sonora, ora che è maggiorenne? 
    Abbiamo raggiunto due cicli storici del conservatorio e siamo diventati maggiorenni. Diciotto anni sono un momento cruciale, in cui si è giovani e si ha voglia di esplorare, rischiare, sperimentare. Contemporaneamente, però, si è adulti, con piena consapevolezza delle scelte ed indipendenza. I diciotto anni di “Scatola Sonora” sono il momento adatto per proporre un cartellone che coniuga tradizione e sperimentazione, passato con contemporaneo, inedito e noto. 

    Un programma ricco e vario. Cosa proporrete, quest’anno, al pubblico alessandrino? 
    Il calendario è ricco e si adatta bene a tutti i gusti, grazie all’abitudine alla sperimentazione che da sempre ci contraddistingue. Abbiamo ospitato, negli anni, artisti, generi ed opere differenti, accomunati da una cosa: le piccole dimensioni, da camera, vera e propria palestra formativa per gli allievi.

     Quest’anno, però, c’è una novità – è il caso di dirlo – grossa: metteremo in scena due opere impegnative, una vera e propria sfida per il nostro diciottesimo compleanno. Realizzaremo infatti “Ernelinda” – martedì 19 maggio, alle 20 -, opera barocca che non viene più realizzata dal 1726. I nostri docenti hanno recuperato il manoscritto, lo hanno trascritto e riletto in piccole dimensioni, con uno sguardo gioioso e rispettoso, ma pur sempre attuale. La seconda, poi, è un’opera di repertorio, nota e magnifica, che trova una cornice d’eccezione.

    Di cosa si tratta?
    Sto parlando di “Suor Angelica” di Giacomo Puccini, che sarà proposta al pubblico il 15 giugno, alle 21, nella straordinaria cornice del cortile di palazzo Cuttica. Qui realizzeremo l’opera nella luce vera, prescritta da Puccini, che va dal tramonto alla notte. Anche il luogo ricorda il convento di Suor Angelica, rendendo tutto magico. Tutte le altre serate, invece, verranno messe in scena nella chiesa di San Francesco, ex ospedale militare, che si adatterà ai nostri spettacoli e cui i nostri spettacoli si adatteranno. Ce n’è davvero per tutti i gusti.

    Ci può fare qualche esempio? 
    Si passa da “Fortepiano”, promenade a quattro mani con figure, a “Sonar per gli elfi”, racconti di un sax in viaggio, realizzato da Claudio Longo, che ci porterà in giro per il mondo con immagini, suoni e descrizioni. E poi il jazz di “And the livin’ is easy”, nella Brodway nera, e “Le stagioni in città – canzoni per Marcovaldo”, con i testi ispirati a Italo Calvino e quattro racconti integrati con brani musicali degli anni ’60 e ’70. Ancora, un omaggio al compositore Carlo Mosso, a vent’anni dalla scomparsa, con una tavola rotonda e “La Vita”, pantomima da due tele di Picasso. 

    Qual è il pubblico di “Scatola Sonora”?
    E’ variegato, affezionato: negli anni e grazie anche alle diverse manifestazioni organizzate dal Conservatorio abbiamo ottenuto la fiducia di adulti e giovani, che si lasciano guidare tanto nelle rappresentazioni più note quanto nelle opere più di nicchia. Un’altra cosa che ci fa piacere ricordare è che, per scelta, l’ingresso è gratuito: ci ricordiamo di essere una scuola e di avere un aspetto didattico, che viene reso più fresco dall’idea di unire una parte produttiva. Ogni spettacolo, però, ha cassette per le donazioni: la generosità dei nostri spettatori permette di raccogliere il denato per le borse di studio degli allievi del Conservatorio. 

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