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    L’antimafia
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    Redazione - redazione@alessandrianews.it  
    9 Giugno 2015
    ore
    00:00 Logo Newsguard

    L’antimafia scoperchia il grande business delle cave

    Maxi operazione del nucleo operativo ecologico dei carabinieri e del corpo forestale dello Stato nel basso Piemonte che ha portato agli arresti domiciliari tre persone. Un “giro” che ha comportato un illecito volume d’affari di circa 2 milioni di euro e un danno erariale di circa 1 milione di euro

    Maxi operazione del nucleo operativo ecologico dei carabinieri e del corpo forestale dello Stato nel basso Piemonte che ha portato agli arresti domiciliari tre persone. Un “giro” che ha comportato un illecito volume d’affari di circa 2 milioni di euro e un danno erariale di circa 1 milione di euro

    CRONACA – Terre contenti idrocarburi, catrame o altri inquinanti smaltite in cave come terre bonificate, grazie anche alle certificazioni di laboratori di analisi la cui posizione, ora, è ancora al vaglio degli inquirenti. Maxi operazione del nucleo operativo ecologico dei carabinieri e del corpo forestale dello Stato nel basso Piemonte che ha portato agli arresti domiciliari tre persone, l’obbligo di firma per una quarta, il sequestro di cave, impianti e laboratori, oltre a 25 camion e ad undici divieti temporanei di esercitare attività imprenditoriali. Un “giro” che ha comportato un illecito volume d’affari di circa 2 milioni di euro e un danno erariale, relativo all’omesso pagamento del tributo di discarica, di circa 1 milione di euro.

    L’indagine, coordinata dalla procura distrettuale di Torino, direzione antimafia, è partita nel 2011, su segnalazione di privati cittadini. Un via vai di mezzi pesanti che prelevavano terra in siti in bonifica o cantieri stradali nell’alessandrino, nel genovese, in provincia di Pavia, scaricati nelle cave della provincia di Alessandria. Le forze dell’ordine li hanno seguiti meticolosamente, nei loro percorsi, fino a quando non hanno acquisito gli elementi sufficienti per la convalida delle misure cautelari da parte del Gip di Torino.

    L’altra mattina è scattato il blitz: un centinaio di uomini del corpo forestale e dei Noe delle tre provincie hanno messo i sigilli a parte dell’impianto Sap Srl in frazione Spinetta Marengo ad Alessandria; all’impianto Busi Ugo di Alessandria, frazione Castelceriolo; alla cava ex Vidori a Tortona; al centro recupero Idrotecnica di Tortona; alla cava Viscarda di Sale. Sotto sequestro anche 25 tra automezzi e semirimorchi. Tra gli atti compare anche il nome del laboratorio di analisi Biogest di Novi Ligure (con i titolari che però garantiscono di poter dimostrare la propria estraneità ai fatti e che non risultano indagati).

    I domiciliari sono scattati per Francesco Ruperto, rappresentante della Idrotecnica, socio accomandatario di Edildertona s.a., socio nella Ruperto Spa, nonché amministratore unico e legale rappresentante della Immobiliare Patrizia srl; per il figlio Daniele Ruperto, legale rappresentante della Ruberto s.p.a. (ora Srl, in liquidazione), gestore di fatto dell’impianto Idrotecnica e per Sandro Gandini, titolare impresa Autotrasporti Gandini Sandro e amministratore unico della Societa’ Eurosabbie s.r.l.. Obbligo di firma per C.F.M., dipendente della Franzosi Cave s.r.l. Undici le misure Cautelari Interdittive del Divieto temporaneo di esercitare attivita’ imprenditoriali, a soggetti orbitanti nel settore movimento terra, gestione cave, centri di recupero e trattamento rifiuti, bonifiche ambientali e forniture di materiale inerte ed edile.

    Le accuse, a vario titolo, sono inerenti al traffico illecito di rifiuti o terre e rocce da scavo, originati da lavori pubblici nel settore stradale e ferroviario e provenienti da siti di bonifica a carattere regionale e nazionale nel genovese (bonifica da idrocarburi), nel torinese e nel basso Piemonte destinati illecitamente a cave ed impianti di recupero. Tali terre avrebbero dovuto essere smaltite come rifiuti e avviati alla bonifica e, invece, venivano depositati nelle cave dell’alessandrino. Su alcune cave sono già state avviate coltivazioni, come nel caso di cava Viscarda. Il sequestro permetterà ad Arpa di effettuare campionamenti per capire quali tipi di inquinanti possono essere presenti. Le indagini non sono ancora concluse e potrebbero avere ripercussioni anche su altre grandi opere, come il Terzo Valico. Alcune delle ditte coinvolte, risultano infatti tra i fornitori di Cociv, il consorzio di imprese nato per la realizzazione del terzo valico dei Giovi. Le aziende del gruppo Ruperto, inoltre, sono già state oggetto di un’interdizione da parte della Prefettura di Alessandria poiché infiltrate da elementi legati alla criminalità organizzata. Lo stesso era stato sottoposto nel febbraio 2014 alla misura di obbligo di soggiorno per tre anni e versamento di una cauzione da 10 mila euro.

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