Violenza sulle donne, i dati di Medea
Italiana e matura: è lidentikit della donna che si rivolge al centro antiviolenza gestito in provincia di Alessandria dallassociazione Medea. È falso dunque il cliché della giovane straniera maltrattata, che concedeva un alibi a chi preferiva chiudere gli occhi di fronte allemergenza
Italiana e matura: è l?identikit della donna che si rivolge al centro antiviolenza gestito in provincia di Alessandria dall?associazione Medea. È falso dunque il cliché della giovane straniera maltrattata, che concedeva un alibi a chi preferiva ?chiudere gli occhi? di fronte all?emergenza
Il lavoro di elaborazione dei dati, condotto da Carlotta Sartorio, referente del centro antiviolenza Medea, sotto la supervisione della presidente Sarah Sclauzero, è stato lungo e alla fine di dicembre del 2015 sono stati presentati pubblicamente i dati riferiti al 2014.
I casi di violenza registrati dall’associazione sono stati 747. Due terzi delle donne che si sono rivolte al centro antiviolenza sono di nazionalità italiana. Tra le straniere il 27 per cento proviene dalla Romania, il 23 dal Nord Africa (prevalentemente Marocco), il 14 dall’Albania, l’8 da altri Paesi dell’Est Europa, il 7 dalla Nigeria, il 5 da altri Stati dell’Unione Europea, il 4 dai Paesi Asiatici.
Le fasce d’età più colpite dalla violenza di genere sono quelle tra i 36 e i 45 anni (25,6 per cento), seguita da quella tra i 46 e i 55 anni (23,8 per cento) e da quella tra i 26 e i 35 anni (22,1 per cento). Il 15,1 per cento delle donne che si sono rivolte al centro Medea ha tra i 18 e i 25 anni, e il 4,5 per cento ha oltre 66 anni.Per le vittime che si rivolgono a un servizio di aiuto è difficile dichiarare l’autore della violenza. Un terzo delle donne non dice nulla, ma dalle indicazioni dei referti si evince che nella maggior parte dei casi si tratta di violenza all’interno di una relazione.
La forma di violenza più emergente è quella fisica, poiché è anche la più facilmente individuabile dal ricorso alle strutture sanitarie. È dato comune, però, la presenza di violenza psicologica in ogni altra forma di violenza (fisica, sessuale, economica e stalking).
Più di una donna su dieci, inoltre, si è rivolta almeno due volte alle strutture di sostegno presenti in provincia di Alessandria: precisamente il 13,4 per cento delle vittime. Di queste, circa la metà si sono rivolte a diverse Istituzioni. Si tratta di un fattore positivo, e il perché lo spiega Sarah Sclauzero: “Questo dato dimostra che si tratta di accessi ben strutturati con una direzione consigliata alla donna vittima, dunque premia gli sforzi compiuti dalla rete antiviolenza per condividere procedure omogenee di accoglienza”.