Il brand Monferrato ora è chic: orgoglio e marketing del dopo Unesco
Lungo o corto (il nome) non importa: l'importante è che oggi il Monferrato si stia scoprendo meta di turismo enogastronomico. Merito dell'Unesco. E così si usano tutti i mezzi per usare il "brand" delle colline.
Lungo o corto (il nome) non importa: l'importante è che oggi il Monferrato si stia scoprendo meta di turismo enogastronomico. Merito dell'Unesco. E così si usano tutti i mezzi per usare il "brand" delle colline.
Turismo uguale economia, uguale soldi, uguale tante opportunità.
A noi alessandrini è toccato il Monferrato, ma quello casalese degli infernot. L’Alto Monferrato di Aleramo e degli Antichi Romani è rimasto sul confine, a guardare che al di là di una valle è patrimonio dell’umanità, al di qua e “solite” colline con vigneti, boschi e torri.
Alto Monferrato
Ostenta indifferenza sapere che la sua bella città è ai margini del territorio Unesco: “Da nessuna parte ci sono 1.746 posti letto come da noi. Il turista che sceglie i paesaggi vitivinicoli a Acqui trova storia, enogastronomia e cultura”.
Vai a Canelli per lo spumante, a Nizza per la barbera, e non vuoi fare una capatina nella vicina città termale? “Già Tacito e Plinio segnavano Acque Statiellae come una delle fonti miracolose di acqua calda naturale nel mondo conosciuto, con Aix en Provence e Pozzuoli”.
Il brand Acqui, insomma, esiste da duemila anni.
Lo ha detto recentemente anche l’assessore al turismo della Regione Piemonte, Antonella Parigi, all’inagurazione della mostra acquese su Dalì: “Le colline Unesco finiscono ufficialmente dietro l’angolo, ma il paesaggio è lo stesso, i confini non contano”.
Basso Monferrato
Così insieme a Ne (GE), Re (VB), Ro (FE), Vo’ (PD), è il quinto comune con il nome più corto in Italia. Un Guinness dei Primati che ora viene commentato al bar con un pizzico di delusione. Vallo a sapere che dopo quarant’anni anche nel Monferrato casalese sarebbero arrivati i Giapponesi a far foto. “Pentiti? Alcuni compaesani ci pensano, ma siamo nel bel mezzo degli infernot Unesco (nella foto)”, ricorda il giovane sindaco Michele Fontefrancesco, classe 1983, che in ogni caso non tornerebbe indietro (“Ricambiare nome comporta delle spese”): “Il paese, da sempre, in dialetto veniva chiamato solamente Lu”.
Nessun rimpianto, dunque. Orgogliosi e tenaci fino in fondo questi “muntagné”, poco abituati ad essere al centro dell’attenzione ma molto a lavorare sodo.