Federico Ferrari: un ristorante contro l’oblio di via Gilardini
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Redazione - redazione@ovadaonline.net  
16 Ottobre 2016
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Federico Ferrari: un ristorante contro l’oblio di via Gilardini

Dopo esperienze di ristorazione in Canada e a Londra vuole aprire il suo "Mire puà" dove adesso ci sono solo fondi chiusi "Ci siamo innamorati di questo posto"

Dopo esperienze di ristorazione in Canada e a Londra vuole aprire il suo "Mire puà" dove adesso ci sono solo fondi chiusi "Ci siamo innamorati di questo posto"

 Via Gilardini? Li non può più nascere niente, stretta com’è tra il degrado che si è fatto strada nell’indifferenza generale e un recupero delle Aie che, pur procedendo a rilento, l’ha irrimediabilmente compressa in un perimetro angusto. Eppure c’è chi in via Gilardini è pronto a mettere radici e a provare a realizzare il suo sogno. Otto tavoli, 35 coperti, un locale in volte di mattoni che non ti aspetteresti tra il civico 34 e il 38. Il sogno ha un nome: “Mire puà”. “E’la traslitterazione in italiano del termine francese “mire poix”, che indica il trito di sedano, carote e cipolle. La base di tutte le buone ricette”. Federico Ferrari il suo ristorante lo vuole creare in via Gilardini, dove tempo fa c’era un alimentari fornito e frequentato. Nella sua avventura è affiancato dalla fidanzata Gaia Fassone e da Miriam Gaggero.

“Quando stavamo per arrenderci, è saltato fuori questo spazio di 120 metri quadrati e ci siamo innamorati – spiega Federico – Non l’abbiamo scelto per la vicinanza con le Aie ma siamo davanti all’ingresso del quartiere e la speranza è che, un giorno, possa diventare un vantaggio essere qui”. Un ragionamento simile l’ha fatto anche Ivan Boccaccio che a qualche metro di distanza ha aperto il suo “L’antica farinata”, versione stanziale dell’attività ambulante che ha portato al successo. Ferrari a dispetto della giovane età ha già un lungo curriculum. Dopo il diploma all’alberghiero Bergese di Genova, le stagioni a Viareggio e Alassio, le esperienze in Canada e a Londra, da qualche anno è tornato a casa. Ha appena lasciato il posto di chef al ristorante Ar du veje di Silvano “Quando ero più giovane volevo andarmene – prosegue – ora non posso immaginare di cucinare altrove. Amo i funghi, i tartufi, il vino, a partire dall’Ovada. Il mio sarà un locale originale, un mix tra tradizione e innovazione. Lavorerò sui prodotti giornalieri, sulla creatività, sulle degustazioni. Sarà un ristorante raffinato ma non ingessato”. 

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