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    “Fioi!
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    Enrico Repetto - redazione@ilnovese.info  
    30 Ottobre 2016
    ore
    00:00 Logo Newsguard

    “Fioi! Demghe na bota”

    Questa era una delle tante frasi con le quali il “Giule”, al secolo Angelo Demicheli, classe 1911, sollecitava noi ragazzotti che uscivamo “asidiè” dalle lunghe ore scolastiche, a gustare uno dei suoi gelati, coni o “pezzi duri”, rigorosamente monogusto, o meglio, più gusti insieme: un mix, come si direbbe ora, ma allora non si guardava tanto per il sottile e l’attrattiva era incontenibile

    Questa era una delle tante frasi con le quali il ?Giule?, al secolo Angelo Demicheli, classe 1911, sollecitava noi ragazzotti che uscivamo ?asidiè? dalle lunghe ore scolastiche, a gustare uno dei suoi gelati, coni o ?pezzi duri?, rigorosamente monogusto, o meglio, più gusti insieme: un mix, come si direbbe ora, ma allora non si guardava tanto per il sottile e l?attrattiva era incontenibile

    NOVI LIGURE – Questa era una delle tante frasi con le quali il “Giule”, al secolo Angelo Demicheli, classe 1911, sollecitava noi ragazzotti che uscivamo “asidiè” dalle lunghe ore scolastiche, a gustare uno dei suoi gelati, coni o “pezzi duri”, rigorosamente monogusto, o meglio, più gusti insieme: un mix, come si direbbe ora, ma allora non si guardava tanto per il sottile e l’attrattiva era incontenibile.

    L’attività del nostro simpatico personaggio iniziò nel lontano 1927, all’età di sedici anni, due dei suoi fratelli, uno era gelataio come lui “con produzione domestica e vendita con sorbetterai ambulante”. Terminò nell’ottobre del 1976 quando il Giule posò il carretto è andò in pensione, con tanto di foto su “il Novese” di allora.
    L’altro: Giuseppe Demicheli, geniale ideatore dell’elisir a limitata gradazione, che ha la gradevolezza univa i benefici della comune bevanda sedativa: la “Camomilla Demicheli”.
    Il signor Giuseppe divenne fornitore della Real Casa in un periodo del quale Novi veniva definita “La città dei sette amari”, l’amaro Protto, l’amaro Martelli, e il più noto Amaro Gambarotta (per citare i più famosi), ormai scomparsi da tempo.

    Il nostro simpatico “Giule” quindi non poteva che diventare un simbolo della nostra città: chi non ricorda la sua scherzosa bonomia e il richiamo adescante della sua trombetta di ottone?
    Era presente a tutte le manifestazioni della città, sia sportive che religiose o culturali.
    Chi scrive ricorda che, alla partita di calcio inaugurale dello Stadio Comunale Girardengo, per la cronaca “Novese – Genoa”, un nostro amico, che svolgeva compiti di “radiocronista”, alla vista del noto carrettino, esclamo: “Poteva mancare il nostro Giule?” suscitando ilarità e corse spasmodiche ad accaparrarsi un così ambito prodotto.

    Chi non si è sentito apostrofare, quando le ridotte finanze non permettevano di andare oltre le 20 lire di “godimento”: “Tira foera i sòdi, legéra!” oppure, dopo aver visto i “quadri” esposti al Doria, il mio caro amico Paolo, verso il quale i risultati scolastici non erano stati per niente favorevoli, e mestamente si avviava a consolarsi con un gelato gentilmente offerto dagli amici più fortunati, si sentiva redarguire: “Ma cmé? T’è catà ù gelàtu dau Giule e tè restà bùcià?” quasi che il suo prodotto fosse un toccasana per le intelligenze novesi.
    E così, per quasi 40 anni, a sfidare l’impero dei Motta e Alemagna, lungo le strade assolate di una Novi molto diversa da quella di adesso.

    Se ne andò in pensione alla fine del 1976, e allora sulle panchine del Viale, ci si sedette per riposare con i bravi “compagnoni” di gioventù, gli onnipresenti “Costantino” e il fratello Pietro.
    Tornò per un momento agli onori della cronaca, nell’estate del 1989, durante la manifestazione estiva “1, 2, 3 … chi non scappa c’è!”, quando fu premiato nel corso della serata dedicata, guarda caso, al gelato, con una medaglia d’oro consegnatali pubblicamente dall’allora sindaco Mario Angeli.

    Ora la sua effige è simbolo del sito “Sei di Novi Ligure se …” creato da Enzo De Cicco ed è rappresentato sulle magliette dello stesso gruppo confezionate per beneficienza da Andrea Traversa ed elaborato da Bruno Barbato.
    Il classico carrettino è esposto all’ingresso del Museo dei Campionissimi, a perenne ricordo di un tempo passato.

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