“Fioi! Demghe na bota”
Questa era una delle tante frasi con le quali il Giule, al secolo Angelo Demicheli, classe 1911, sollecitava noi ragazzotti che uscivamo asidiè dalle lunghe ore scolastiche, a gustare uno dei suoi gelati, coni o pezzi duri, rigorosamente monogusto, o meglio, più gusti insieme: un mix, come si direbbe ora, ma allora non si guardava tanto per il sottile e lattrattiva era incontenibile
Questa era una delle tante frasi con le quali il ?Giule?, al secolo Angelo Demicheli, classe 1911, sollecitava noi ragazzotti che uscivamo ?asidiè? dalle lunghe ore scolastiche, a gustare uno dei suoi gelati, coni o ?pezzi duri?, rigorosamente monogusto, o meglio, più gusti insieme: un mix, come si direbbe ora, ma allora non si guardava tanto per il sottile e l?attrattiva era incontenibile
L’attività del nostro simpatico personaggio iniziò nel lontano 1927, all’età di sedici anni, due dei suoi fratelli, uno era gelataio come lui “con produzione domestica e vendita con sorbetterai ambulante”. Terminò nell’ottobre del 1976 quando il Giule posò il carretto è andò in pensione, con tanto di foto su “il Novese” di allora.
L’altro: Giuseppe Demicheli, geniale ideatore dell’elisir a limitata gradazione, che ha la gradevolezza univa i benefici della comune bevanda sedativa: la “Camomilla Demicheli”.
Il signor Giuseppe divenne fornitore della Real Casa in un periodo del quale Novi veniva definita “La città dei sette amari”, l’amaro Protto, l’amaro Martelli, e il più noto Amaro Gambarotta (per citare i più famosi), ormai scomparsi da tempo.
Il nostro simpatico “Giule” quindi non poteva che diventare un simbolo della nostra città: chi non ricorda la sua scherzosa bonomia e il richiamo adescante della sua trombetta di ottone?
Era presente a tutte le manifestazioni della città, sia sportive che religiose o culturali.
Chi scrive ricorda che, alla partita di calcio inaugurale dello Stadio Comunale Girardengo, per la cronaca “Novese – Genoa”, un nostro amico, che svolgeva compiti di “radiocronista”, alla vista del noto carrettino, esclamo: “Poteva mancare il nostro Giule?” suscitando ilarità e corse spasmodiche ad accaparrarsi un così ambito prodotto.
Chi non si è sentito apostrofare, quando le ridotte finanze non permettevano di andare oltre le 20 lire di “godimento”: “Tira foera i sòdi, legéra!” oppure, dopo aver visto i “quadri” esposti al Doria, il mio caro amico Paolo, verso il quale i risultati scolastici non erano stati per niente favorevoli, e mestamente si avviava a consolarsi con un gelato gentilmente offerto dagli amici più fortunati, si sentiva redarguire: “Ma cmé? T’è catà ù gelàtu dau Giule e tè restà bùcià?” quasi che il suo prodotto fosse un toccasana per le intelligenze novesi.
E così, per quasi 40 anni, a sfidare l’impero dei Motta e Alemagna, lungo le strade assolate di una Novi molto diversa da quella di adesso.
Se ne andò in pensione alla fine del 1976, e allora sulle panchine del Viale, ci si sedette per riposare con i bravi “compagnoni” di gioventù, gli onnipresenti “Costantino” e il fratello Pietro.
Tornò per un momento agli onori della cronaca, nell’estate del 1989, durante la manifestazione estiva “1, 2, 3 … chi non scappa c’è!”, quando fu premiato nel corso della serata dedicata, guarda caso, al gelato, con una medaglia d’oro consegnatali pubblicamente dall’allora sindaco Mario Angeli.
Ora la sua effige è simbolo del sito “Sei di Novi Ligure se …” creato da Enzo De Cicco ed è rappresentato sulle magliette dello stesso gruppo confezionate per beneficienza da Andrea Traversa ed elaborato da Bruno Barbato.
Il classico carrettino è esposto all’ingresso del Museo dei Campionissimi, a perenne ricordo di un tempo passato.