Terzo Valico: “L’amianto c’è ma si può gestire in sicurezza”
Il commissario di governo per il Terzo Valico ha aperto il cantiere di Radimero ai giornalisti per spiegare come vengono fatti i controlli sull'amianto. Intanto i lavori procedono ancora a rilento e gli appalti devono essere riassegnati dopo le inchieste giudiziarie
Il commissario di governo per il Terzo Valico ha aperto il cantiere di Radimero ai giornalisti per spiegare come vengono fatti i controlli sull'amianto. Intanto i lavori procedono ancora a rilento e gli appalti devono essere riassegnati dopo le inchieste giudiziarie
Sono sette cantieri aperti, e raddoppieranno entro la fine dell’anno. Due di fatto quelli operativi come fronte di scavo, pozzo Radimero ad Arquata e Castagnola, a Fraconalto, dove l’avanzamento della galleria procede però a rilento. La roccia è più dura del previsto e si procede manualmente, con il “martellone”. Si sta valutando di usare esplosivo e, dopo le prime perplessità dimostrate da Spresal, il servizio dell’Asl per la sicurezza sui luoghi di lavoro, si procedere con una prima prova.
A Radimero, invece, si scava con la “talpa”. La galleria di valico sta procedendo. Un altro fattore che, però, Cociv non aveva previsto era la presenza di amianto.
A posteriori, racconta Iolanda Romano: “Secondo Cociv non era possibile che ci fosse amianto in questa zona, per la conformazione rocciosa. Secondo Arpa si”. Aveva ragione Arpa.
“L’amianto a Radimero è di origine sedimentaria, non sotto forma di roccia verde, come a Cravasco o a Castagnola”, precisa il direttore Arpa Angelo Robotto.
In ogni caso, occorre tenerne conto. La rete dei controlli, come è stata illustrata , sembra ormai affinata e oliata. Cociv ha sue centraline sul fronte di scavo, nell’area cantieri e in aree abitate per rilevare eventuali fibre aerodisperse. Arpa fa periodici controlli autonomi e verifica, a campione, quelli di Cociv. I dati del consorzio sono resi disponibili comunque in tempo reale anche ad Arpa.
Da gennaio ad oggi sono stati 45 i campionamenti Arpa. Nel corso del 2016 sono stati invece 130.
Dalla raccolta del campione all’esito dell’analisi possono passare dalle 24 alle 48 ore e tutte le analisi sono certificate.
“Al momento la soglia raccomandata dall’organizzazione mondiale della sanità (poichè la legge italiana parla di fibra in roccia, ma non in aria, ndr) di una fibra per litro non è mai stata superata”, assicura Andrea Carpi coordinatore del gruppo di lavoro amianto.
La stessa metodologia è adottata anche per le fibre nelle rocce. Per ora resta in vigore la legge 161, quella che, secondo Arpa, potrebbe avere margini di errore notevoli. “A Radimero, dove gli scavi sono meccanizzati, di fatto il margine di errore è azzerato, poiché la roccia viene frantumata e bagnata automaticamente”, spiega Robotto. Dove lo scavo è manuale, il margine resta fino a quando il Tar, interpellato da Cociv che ha impugnato la prescrizione del ministero dell’Ambiente, suggerita da Arpa, non si pronuncerà.