Rifiuti, la torre Eiffel di Solero
L'inchiesta di Brescia sul traffico illecito e gli effetti sul territorio alessandrino. Cosa è successo nell'unico impianto oggi in grado di ricevere regolarmente (ma per quanto?) materiali non pericolosi
L'inchiesta di Brescia sul traffico illecito e gli effetti sul territorio alessandrino. Cosa è successo nell'unico impianto oggi in grado di ricevere regolarmente (ma per quanto?) materiali non pericolosi
AMBIENTE – Più impianti e termovalorizzatori servono per migliorare la filiera industriale dei rifiuti oppure solo alcuni passaggi a tutto vantaggio di società, private, ma spesso anche pubbliche, che si occupano dello smaltimento? In una nazione che non è stata capace finora di affrontare di petto il problema e ha visto solo sporadici esempi (peraltro positivi) territoriali di corretta gestione dello smaltimento e del recupero, non mancano gli esempi di chi, come ha messo in luce l’inchiesta del Tribunale di Brescia che ha coinvolto anche l’Alessandrino, si insinua nelle pieghe delle norme e della organizzazione dei servizi per esclusivi interessi di business in cui gli effetti ambientali e sociali sono tranquillamente ignorati. Eppure c’è chi ha denunciato, senza però sollevare a sufficienza il coperchio sui movimenti nelle discariche e sui conferimento definiti “anomali”. Ecco allora il secondo capitolo degli effetti indotti che si stanno scoprendo in conseguenza dell’indagine bresciana. Dopo quello di chi sapeva (‘Rifiuti e discariche, c’è chi sapeva e lo ha detto. Ma senza Brescia…’) è la volta di quanto sta avvenendo all’interno delle discariche di Solero e Castelceriolo, senza ovviamente dimenticare le società coinvolte: Aral di Alessandria e Srt di Novi Ligure.
Alessandria dovrà fare i conti a medio termine con una emergenza rifiuti a causa del progressivo esaurimento della discarica di Solero e in assenza di progetti per nuovi impianti? Cosa è effettivamente stato “tombato” (parole che ricorre anche nelle carte del Tribunale di Brescia) nella discarica di Castelceriolo? Su Solero sono arrivate parole relativamente tranquillizzanti da Claudio Coffano, direttore della Direzione Ambiente della Provincia, che durante una riunione congiunta di due Commissioni consiliari di Palazzo Ghilini, alla precisa domanda ha risposto escludendo “rischi ambientali effettivi, anche se è finito del ‘secco’ non trattato correttamente in discarica”. Quindi ha aggiunto che “l’impianto ha ancora una vita di 3 – 4 anni”. Deve ancora essere utilizzato il ‘settore 1’ (la discarica è divisa in quattro settori, ndr) e quindi completata la sopraelevazione. Ma andrà davvero così? L’area di smaltimento è di 180.191 metri quadrati e le capacità autorizzate sono queste: 152.856 metri cubi nel settore 4, 165.209 nel settore 3, 143.094 nel settore 2. Ora resta solo da usare il settore 1 che è il più piccolo con una capacità di 97.979 metri cubi. La somma è pari a 559.138 metri cubi, “al netto della copertura finale” come si legge sulla Autorizzazione integrata ambientale (Aia) della Provincia. La determina dirigenziale firmata da Claudio Coffano nell’agosto 2015 relativa al via libera ai lavori nel settore 2 (per ogni area utilizzata è prevista una autorizzazione volta per volta) ribadisce qual è la tipologia di rifiuti non pericolosi ammessi al conferimento (sono specificati in base ai codici Cer, Catalogo europeo rifiuti, di identificazione) e prescrive, come previsto dalla autorizzazione originale, che il flusso di conferimento dei rifiuti sia contenuto “nella quantità massima di dodici camion al giorno (massimo quindici camion giorno) in considerazione dei potenziali impatti odorigeni sviluppabili”. Ma come è emerso durante l’indagine le cose non sarebbero proprio andate così.

Intanto Luigi Benzi, sindaco di Quargnento (e già vicepresidente di Aral sotto la presidenza di Fulvio Cellerino) si lamenta delle “esalazioni nauseabonde” che “scaturiscono dalla piramide che si stava creando in discarica”. Ed è a questo punto che appare evidente come la situazione sia sotto gli occhi di troppa gente e quindi sia necessario ridurre il volume di rifiuti non regolari da inviare nella discarica di Solero che rischia di scoppiare prima del tempo. I dialoghi tra Fulvio Delucchi, all’epoca presidente dell’Aral, Giuseppe Esposito, già capo impianto a Castelceriolo, e Paolo Bonacina, imprenditore lombardo dei rifiuti intorno al quale ruota tutta l’inchiesta, sono espliciti quando si parla della necessità di “ridurre al massimo il conferimento perché siamo sulla torre Eiffel”, della definizione di accordi con Novi per iniziare a portare i rifiuti nelle discariche gestite da Srt e nella messa a punto di una “versione di comodo” per fare figurare un numero di consegne inferiori rispetto alle quindici giornaliere. Il meccanismo messo a punto punta, di fatto, a rimodulare l’invio dei rifiuti non trattati nelle discariche di Novi e Tortona e di Savona (altra realtà finita nel mirino dei magistrati lombardi), ma lo smaltimento è continuato per un po’ ancora a Solero. Dove sono finite centinaia di tonnellate di rifiuti non trattati che hanno accelerato il processo di saturazione dell’impianto.
Il prossimo capitolo sarà dedicato a Castelceriolo. Cuore dell’attività di smaltimento illecito che ha fatto capo all’Aral, dove c’è una discarica esaurita da tempo, ma in cui sono stati scavati ‘buchi’ successivamente tappati con i rifiuti arrivati dal sud.