Ha 40 anni l’A26, l’autostrada che ci ha cambiato
Il tratto di A26 sotto il comune di Belforte
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Redazione - redazione@ovadaonline.net  
15 Ottobre 2017
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Ha 40 anni l’A26, l’autostrada che ci ha cambiato

Il tratto che passa dalla nostra città fu inaugurato l'11 agosto del 1977 e ha modificato completamente le abitudini e il contesto economico sul quale gravita

Il tratto che passa dalla nostra città fu inaugurato l'11 agosto del 1977 e ha modificato completamente le abitudini e il contesto economico sul quale gravita

OVADA – “Nel contesto della Valle Stura e dell’Ovadese, l’avvento dell’autostrada ha cambiato molte abitudini di vita per la brevità dei tempi di percorrenza fra i centri della valle con Genova e con le metropoli del nord Italia. Per contro ha determinato un inesorabile declino della vecchia arteria di transito e delle attività commerciali a essa legate”. Scrivono così Corrado Bozzano, Roberto Pastore e Claudio Serra nel loro “La freccia del Turchino”, volume di stretta attualità perché ripropone la storia delle fasi di lavorazione dell’Autostrada A26 dei trafori. Quarant’anni fa, il battesimo del fuoco del nuovo collegamento, si intersecò inevitabilmente con la terribile alluvione dell’ottobre del 1977. Il tratto tra Genova Voltri, la nostra città e Predosa era stato aperto ufficialmente solo qualche mese prima e inaugurato l’11 agosto. “Si trattava – spiega lo stesso Claudio Serra, esperto della rete di trasporti e collegamenti tra Liguria e Piemonte – di un’opera colossale all’epoca. Ovviamente l’intento era quello di liberare un’A7 oramai del tutto insufficiente al volume di traffico di quel periodo. Con il senno di poi fu fatto un lavoro lungimirante che determinò un vero e proprio cambio di prospettiva per le località accanto al nuovo collegamento”.  

La “camionale” Genova Serravalle rappresentava l’unica via di smaltimento dei traffici commerciali. L’ex statale del Turchino era già satura di suo. “Il tratto tra Voltri e Ovada – prosegue Serra nella sua ricostruzione – era per certi versi il più urgente e rappresentò il più impegnativo da realizzare. I lavori partirono all’inizio degli anni ’70. Chi percorreva la statale del Turchino poteva notare con facilità i cantieri. Il più spettacolare fu quello relativo alla costruzione del ponte sul torrente Gorsexio, nel territorio di Mele. I piloni salivano dalle basi di cemento anche per venti metri e, giunti alla quota prevista, assumevano la forma a “T” per accogliere le travi di cemento armato che collegavano gli stessi piloni”. La modernità porta sempre con sé lati positivi ed altri negativi. Torino e Milano, così come i trafori e la Valle d’Aosta furono da subito raggiungibile con maggiore facilità in modo da determinare in breve tempo uno stile di vita diverso.  Per tante attività commerciali situate sul passaggio della vecchia statale la nuova opera ha portato un rapido declino e periodi incerti. Nel tempo la destinazione d’uso della vecchia statale si è trasformata, assumendo una connotazione più turistica e divenendo interessante per chi la vuole percorrere per i tratti del paesaggio, per la possibilità di una passeggiata nei boschi vicini, per la riscoperta delle trattorie sopravvissute negli anni. Ma di certo dopo l’avvento dell’A26 non siamo più stati gli stessi.

 

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