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    G. P. - redazione@alessandrianews.it  
    27 Maggio 2018
    ore
    00:00 Logo Newsguard

    Premiato dal Comune, snobbato dagli alessandrini. Il Museo del Ferro che in pochi apprezzano

    Un museo unico nel suo genere, peccato che gli alessandrini lo snobbino. Le opere forgiate da Franco Ianniello sono pezzi unici ispirati dalle forme delle civiltà di ogni epoca e parte del globo. Ci sono anche le armi e una ghigliottina

    Un museo unico nel suo genere, peccato che gli alessandrini lo snobbino. Le opere forgiate da Franco Ianniello sono pezzi unici ispirati dalle forme delle civiltà di ogni epoca e parte del globo. Ci sono anche le armi e una ghigliottina

    ALESSANDRIA – Qualche settimana fa gli era stata consegnata una civica onorificenza come alessandrino dell’anno, nell’850esimo anniversario della fondazione della città. Originario di Pagani (Salerno), Franco Ianniello, classe 1931, da 50 anni vive in quella palazzina all’angolo tra via Sant’Ubaldo e via Guasco, che anno dopo anno è diventata il suo museo, il Museo del Ferro.

    Onorato e quasi stupito per quell’invito inatteso, confida serenamente e con un pizzico di lamentela – evidentemente imparata dai mandrogni, nei tanti anni di vita con loro – che avrebbe preferito che Alessandria si fosse ricordata di lui in ben altro modo. Visitando il suo museo, per esempio. “Una volta venivano le scolaresche, oggi apro le porte a curiosi di tutta Italia, ma da questa città nessuno si interessa più”.

    Fin da piccolo a battere il ferro con lo stesso incudine usato dai suoi antenati, Ianniello era arrivato ad Alessandria per montare una caldaia alla Montecatini. Sei mesi di lavoro e poi la voglia di piantare le tende da qualche parte, Alessandria appunto. Qui incominciò negli anni ’80 a prendere forma il suo museo, partendo dai chiodi e dalle chiavi. “Tutto forgiato, fresato o rivettato, nessuna saldatura”, ribadisce più volte, orgoglioso delle sue migliaia di pezzi che riproducono stili di civiltà e mondi lontani, che come Salgari ha visto sui libri.

    Chiavi di ogni stile, catene dalle forme più particolari. E poi sculture che omaggiano le opere di Giuseppe Verdi, quelle intrecciate e flessibili quasi a sfidare le leggi della fisica. Ci sono le alabarde e gli scudi da guerra, anch’essi d’ogni epoca e stile. E poi una ghigliottina costruita in grandezza naturale. “Secondo i miei calcoli funziona”, scherza il fabbro, che ovviamente non l’ha mai provata. Realizzata su disegni originali francesi, la ghigliottina gli procurò non pochi fastidi con la Prefettura, preoccupata per quello strumento di morte al centro di un museo. Che Ianniello e suo figlio Fernando fanno fa visitare sempre gratuitamente. I tempi delle scolaresche e delle mostre sono finite da un pezzo.

    Ma il fabbro non smette un giorno di lavorare. Intento a decorare dei piatti di metallo, non può che pensare all’onorificenza e alle sale senza pubblico, alle tonnellate di acciaio e metallo custodini in quelle sale, al tanto sudore versato (“usavo metà della pensione per realizzare le mie opere”).


     

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