”Stravaganza”: l’ABretti porta sul palco il dramma del disagio
Trasferta silvanese per lABretti, la storica compagnia teatrale amatoriale ovadese che venerdì prossimo, 12 ottobre prossimo, porterà sul palco del teatro della Soms di Silvano dOrba il testo di Dacia Maraini.
Trasferta silvanese per l?ABretti, la storica compagnia teatrale amatoriale ovadese che venerdì prossimo, 12 ottobre prossimo, porterà sul palco del teatro della Soms di Silvano d?Orba il testo di Dacia Maraini.
SILVANO D’ORBA – Trasferta silvanese per l’ABretti, la storica compagnia teatrale amatoriale ovadese che venerdì prossimo, 12 ottobre prossimo, porterà sul palco del teatro della Soms di Silvano d’Orba “Stravaganza”. Si tratta dello spettacolo proposto la primavera scorsa allo Splendor in due serate che riscosso un notevole consenso di pubblico. Il testo è quello che la scrittrice Dacia Maraini ha ambientato in un manicomio; lo scenario ripercorre il clima degli anni ’70, la fase in cui si discuteva della legge Basaglia con le incertezze sulle prospettive e i due schieramenti contrapposti sulla reale bontà della rivoluzione proposta dallo psichiatra veneziano. Alla guida della compagnia Jessica Roselli che il testo l’ha proposto a tutto il gruppo, pur nella consapevolezza della difficoltà di affrontare un tema di questo tipo.
“Si sono messi tutti a disposizione – raccontata – dimostrandomi grande fiducia. Abbiamo cercato di proporre una riflessione ma anche di sdrammatizzare senza cadere nei clichè soliti di questo argomento”. Nella commedia il tema centrale, l’interrogativo di fondo è “ma chi è normale?”. Ed è davvero un confine sottilissimo quello che c’è tra normalità e stravaganza. Testimonianza importante quella di Guido Ravera che, proprio negli anni in cui si svolge la vicenda, era stato contattato, con la compagnia teatrale di cui faceva parte, dal manicomio di Pratozanino, in Liguria, per condurre incontri di “drammaterapia” ai malati, “Un individuo sano – racconta Guido – sa come entrare ed uscire dal personaggio che gli è stato assegnato, l’individuo malato, invece, potrebbe non riuscire più ad uscirne se non accompagnato fuori dal ruolo in maniera adeguata. Si trattava, tuttavia, di un tentativo falso: i reparti tosti, quelli che ne avrebbero avuto davvero bisogno, erano chiusi a tali innovazioni e noi potevamo lavorare prevalentemente con gli apatici. Da questa esperienza ho comunque tratto moltissimi degli atteggiamenti che ho riproposto in Alcide, il mio personaggio”. Per ulteriori informazioni Centro Sport Ovada (via Cairoli).