Convegno dell’Università sull’Europa
L’Università del Piemonte Orientale dà sempre si colloca in una prospettiva europea. In particolare su questa dimensione si pone il Laboratorio di Storia, Politica, Istituzioni (Laspi) all’interno del Digspes a Palazzo Borsalino. Sono già tante le iniziative di alto livello scientifico dedicate all’Ue e al continente. L’ultima è il convegno internazionale ‘L’Europa e le sue paure: identità, cittadinanza, sicurezza’, che si tiene domani, mercoledì nella sala lauree di Palazzo Borsalino, a partire dalle ore 10. Una giornata intera, con docenti e studiosi italiani e stranieri. Promotore il presidente del Laspi, il professor Corrado Malandrino, autore di numerose pubblicazioni su questi temi.
Il titolo del convegno è imperniato sulla parola paura.
Abbiamo deciso di organizzare questo convegno sulle paure dell’Europa, tenendo conto della situazione che tutti conosciamo, dominata negli anni recenti dall’insorgere di forze sovraniste, populiste e neonazionaliste che criticano l’assetto dell’Ue non per migliorarlo o per renderlo più democratico ma per disgregarlo. Alle elezioni di maggio non ci saranno forse spostamenti abissali ma qualcosa succederà perché questi partiti sono in crescita.
Il loro successo a cosa è dovuto?
I partiti europeisti non sono stati capaci di dare risposte convincenti ai problemi economici e sociali derivati dalla globalizzazione. Così con il loro immobilismo hanno favorito la critica negativa e disgregatrice. Le classi medie si sono impoverite e sentite minacciate dalle migrazioni e i sovranisti hanno soffiato sul fuoco di queste paure. Certo, il tasso di democrazia nell’Ue è ancora molto basso: ammetto la correttezza e la necessità di una critica ma non nel senso di volere disgregare.
Il convegno pone anche il problema di una identità europea.
Sì, è così. Non sono d’accordo con chi dice che non esiste un’identità. Osservo che negli ultimi anni è cresciuto enormemente lo spazio anche su giornali e televisioni alle discussioni in cui si parla di Europa. Dibattiti favoriti dal fatto che ci sono i problemi di cui stiamo parlando. Dieci venti anni fa lo spazio riservato alle politiche europee era molto più piccolo. Le discussioni sui problemi dell’Ue contribuiscono a creare un senso di maggiore identificazione. Certo il problema dell’identità è vitale come lo era stato nell’Ottocento per l’unità nazionale. Ricordiamo la famosa frase di D’Azeglio: fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani.
Facendo riferimento a dei dati?
Una grande maggioranza in Italia vuole rimanere nella moneta unica, stando ai sondaggi. Però non si identificano in istituzioni troppo lontane. Si pone il problema di un loro rafforzamento. Se non si fa niente, si rischia la disgregazione.
Ci sono realmente elementi culturali comuni?
Vi sono caratteri comuni di tipo culturale. Ma non bisogna esagerare. L’identità non può che essere federale, mettendo insieme popoli che giustamente mantengono le proprie tradizioni.
Erasmus ha dato un contributo sull’identità?
Ha coinvolto quasi 5 milioni di studenti dei paesi del continente, creando nei giovani un sentimento europeo che i vecchi non hanno.