Il comitato civico ”L’Ovada che vorrei” dona un defibrillatore alla città
In poco più di un mese e mezzo sono stati centinaia i cittadini che hanno contribuito a riempire i salvadanai collocati dal'ente in oltre 60 negozi ed esercizi commerciali del perimetro urbano
In poco più di un mese e mezzo sono stati centinaia i cittadini che hanno contribuito a riempire i salvadanai collocati dal'ente in oltre 60 negozi ed esercizi commerciali del perimetro urbano
OVADA – Sarà consegnato nei prossimi giorni alla Casa di Carità Arti e Mestieri il regalo di Natale che gli ovadesi hanno voluto fare alla città. Centinaia sono stati i cittadini che, in poco più di un mese e mezzo, a cavallo fra l’inizio del mese di dicembre e lo scorso gennaio, hanno contribuito a riempire i salvadanai collocati dal comitato civico “L’Ovada che vorrei” in oltre 60 negozi ed esercizi commerciali del perimetro urbano. Il tutto con un fine benefico e sociale, visto che una parte del ricavato sarà utilizzata, come annunciato all’inizio del progetto, per l’acquisto di un defibrillatore da donare al centro formativo di via Gramsci. «C’è stata una risposta molto generosa da parte della popolazione – dice Angelo Priolo in rappresentanza dell’associazione, che ha reso pubblica, attraverso un opuscolo informativo, la rendicontazione delle entrate e delle uscite–. Vogliamo ringraziare tutti coloro che ci hanno aiutato e supportato in questa iniziativa benefica». Sfumata la possibilità di mettere il defibrillatore semiautomatico (che ha un costo di circa 1.500 euro, a cui si sommano i 300 necessari per il corso informativo obbligatorio, ndr) in Comune («Perché necessita di una verifica giornaliera – precisa Priolo –. Il sindaco, che ringraziamo, si era detto disponibile a svolgere il compito, ma riteniamo che non sia giusto gravarlo di questo impegno»), lo strumento sarà destinato all’ente che quotidianamente ospita giovani studenti dell’Ovadese. In cassa avanzano ancora 800 euro, che saranno utilizzati per l’ospedale di Ovada. «Abbiamo chiesto alla dottoressa Varese – conclude Priolo – di indicarci un elenco di oggetti che potrebbero servire nei reparti».