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Raffaele Cutolo, classe 1941, fu fondatore e capo della Nuova Camorra Organizzata. È oggi detenuto nel carcere di Parma al regime del 41 bis e, secondo i suoi legali, soffrirebbe di gravi patologie
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3 Maggio 2019
ore
07:46 Logo Newsguard
La testimonianza

“Ero io a decidere chi doveva morire e chi poteva vivere”

«Nella mia zona decidevo io chi doveva vivere e chi no». Sono le parole di Gianni, nome di fantasia dietro al quale si cela un ex boss della camorra che ora vive nell’Alessandrino e che abbiamo incontrato per farci raccontare la sua vita.

In gioventù, Giovanni Giudici (il nome usato per il programma di protezione) è stato un capozona per conto di Raffaele Cutolo a Secondigliano e nella Napoli degli anni ‘90 quando imperversava una vera e propria guerra tra bande. «Hai presente la serie Gomorra? È tutto vero, anzi, la hanno resa ancora più leggera di quanto non sia la realtà».

La vita da pezzo importante nello scacchiere della camorra è andata avanti per molti anni, tra racket («Tutti a Napoli lo pagano»), armi in mano agli adolescenti («A me le regalavano») e vendette, atroci ritorsioni verso i famigliari di chi ‘sgarrava’: «Uscire dal giro è molto difficile, non lo permettono né hai molte altre alternative su che fare. Ti ritrovi fin da piccolo in un mondo che per te è normale e da cui non riesci a liberarti. Finché non toccano la tua di famiglia».

Così è stato anche per Gianni, colpito dai rivali nei suoi affetti più cari. E forse anche per questo che dopo l’arresto decise di collaborare con la giustizia. Una scelta che gli ha cambiato radicalmente la vita. Ma le ombre del suo passato sono lunghe, così lunghe che Gianni non ha mai potuto vedere i suoi nipoti, «se non in foto».

Su ‘Il Piccolo’ oggi in edicola l’intera testimonianza. 

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