Rispunta l’isola nel Po? Macché, sono alghe!
Vegetazione favorita dalla poca corrente, dal caldo e dal basso fondale
CASALE – Rispunta l’isola di ghiaia dal Po a Casale? Si tratta di un interrogativo che in queste settimane si sono posti diversi casalesi ma la risposta è no: la lingua di detriti depositati nel corso degli anni dal Grande Fiume proprio di fronte all’imbarcadero di viale Lungo Po Gramsci e ‘abbassata’ a inizio 2020 dalle ruspe e dagli escavatori di Allara fino a circa un metro sotto il pelo dell’acqua non sta rispuntando.
Sarebbe oltremodo impossibile: un’isola del genere si forma attraverso continui depositi di materiale che, con l’entrata in funzione della diga ‘nuova’ a valle del ponte ferroviario (di fronte alla Nuova Casale) sono pressoché impossibili: il tratto tra le due dighe del Po casalese ha di fatto trasformato il fiume in un lago artificiale, con corrente quasi del tutto assente. Al netto di un’apertura straordinaria delle dighe in occasione delle piene i depositi massivi sono da escludersi.
E allora cosa sta affiorando dalle acque?
Quella che erroneamente da alcuni casalesi viene definita ghiaia è in realtà vegetazione: alghe il cui sviluppo è stato favorito dal mix di alte temperature e assenza di corrente. Piante che sono cresciute sulla vecchia isola grazie al fondale più basso che nel resto del letto del fiume.
Se si tratti o meno di una specie pericolosa per l’ecosistema potranno essere solo gli addetti ai lavori a dirlo. Qualche nostro lettore, tuttavia, teme di sì e porta alla nostra attenzione casi di cicliche criticità a Torino (sul Po) e a Viverone (sul lago)
In alcune circostanze poi, il problema è anche il fetore. A Casale, almeno per ora, non si sono riscontrati problemi di odori fastidiosi.
