Alessandria,
Economia, Generic, Società
Massimo Brusasco  
5 Gennaio 2022
ore
11:36 Logo Newsguard
Il caso

Alessandria, deposito nucleare: un anno di battaglie

Il 5 gennaio del 2021 la notizia del sito nazionale. Gli sviluppi

ALESSANDRIA – Era il 5 gennaio 2021 quando venne resa nota la Cnapi, ovvero la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee a ospitare il deposito unico dei rifiuti nucleari

Perplessità e proteste montarono immediatamente anche nella nostra zona, perché qui vennero individuate sei aree:   la AL-8 che coinvolge Alessandria, Castelletto Monferrato e Quargnento; la AL-14, (Alessandria, Fubine e Quargnento); la AL-3 (Alessandria e Oviglio); la AL-2 (Alessandria, Bosco Marengo e Frugarolo); la AL-1 (Alessandria, Bosco Marengo e Novi Ligure). Tutte queste aree erano state  valutate “molto buone”, mentre la Al-13 (Castelnuovo Bormida e Sezzadio) fu giudicata “buona”.

In particolare i siti di Castelletto -Quargnento e Bosco-Novi sembravano particolarmente idonei.

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I rifiuti

In tutta Italia, in base al documento dello scorso gennaio, reso noto  dopo sei anni di attesa, risultano 67 le aree che potrebbero accogliere i rifiuti, a bassa e media intensità, “provenienti in particolare reagenti farmaceutici, mezzi radiodiagnostici degli ospedali e terapie nucleari, radiografie industriali, guanti e le tute dei tecnici ospedalieri, controlli micrometrici di spessore delle laminazioni siderurgiche”.

Domande e risposte

La battaglia durò a lungo (e non è del tutto conclusa). Alle rimostranze dei sindaci, che si fecero interpreti delle perplessità della popolazione, si aggiunse l’impegno dei parlamentari alessandrini. In particolare, Roma valutò positivamente due osservazioni: la non opportunità di un  deposito di scorie nucleari in zone prossime a siti Unesco; la presenza di falde acquifere e, soprattutto, il fatto che un sito nell’alessandrino andrebbe a gravare in una zona già penalizzata dal punto di vista ambientale.

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Presupposti questi che, a 12 mesi di distanza dalla notizia che fece molto rumore, sembrano mettere “in tranquillità” il nostro territorio. Dove però ancora nessuno ha abbassato la guardia.