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Alessandro Francini  
7 Febbraio 2022
ore
12:50 Logo Newsguard
Acqui Terme

“Nel palazzo c’era un gran fumo, ma dovevo fare qualcosa”

Il racconto di Majid, il 33enne acquese che ha prestato i primi soccorsi nello stabile di via Trieste

ACQUI TERME – «Stavo tornando a casa con mio nipote quando ho visto la colonna di fumo che si alzava sul condominio», comincia così il racconto di Majid Latrache, il 33enne acquese che nella serata di mercoledì 2 ha prestato i primi soccorsi agli abitanti dello stabile di via Trieste dove, intorno alle 19, per cause da accertare è divampato un incendio in un appartamento al terzo piano.

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«Ho lasciato mio nipote in auto e sono corso nel cortile del palazzo dove ho trovato due signore che dicevano di aver appena chiamato i Vigili del Fuoco. Intanto alcuni condomini iniziavano già a uscire». Qualcuno, però, avverte che mancano all’appello diverse persone che abitano l’edificio. Majid non ci pensa due volte, entra nell’androne e sale le rampe di scale: «Arrivato al terzo piano ho visto una coppia di anziani sulla porta dell’appartamento da cui nel frattempo già usciva del fumo. Erano entrambi sotto choc, quasi pietrificati». In preda al panico, i due anziani vorrebbero rientrare nella propria abitazione per recuperare alcuni effetti personali, «ma io gliel’ho impedito. Non era possibile tornare dentro perché le fiamme stavano iniziando a propagarsi tra le stanze. Mi sono accertato che ai piani inferiori non ci fossero particolari pericoli e li ho convinti a lasciare subito il palazzo. Dopo aver bussato alle altre porte del pianerottolo, non avendo ricevuto risposta, sono sceso in cortile perché iniziavo a respirare a fatica».

“Hanno detto che sono il loro angelo”

Una volta fuori, però, Majid nota un signore a una finestra del quarto piano: «Gli gridavo di mettersi in salvo ma lui sembrava non capire». Il ragazzo rientra così nello stabile e arriva sino al quarto piano, «trattenendo il respiro bussavo forte alla porta dell’abitazione dove pensavo fosse l’uomo, ma nessuno rispondeva, allora sono di nuovo corso giù per riprendere fiato perché il fumo si stava facendo sempre più denso. Una volta fuori ho visto le camionette dei pompieri che si stavano preparando per domare le fiamme». Dopo aver accompagnato a casa il nipote – «era al sicuro in auto, ma molto spaventato da tutta la situazione» – Majid torna sul posto, «pensavo che le forze dell’ordine potessero aver bisogno di parlare con me. Per quanto possibile, ho anche dato una mano ai vigili nelle prime operazioni di soccorso».

Un autentico gesto di solidarietà e coraggio, quello di Majid Latrache, che molto probabilmente ha contribuito a salvare due vite: «Quando ho incontrato i due anziani in cortile il signore mi ha detto che sono il suo angelo, mentre la signora mi ha abbracciato forte».

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