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    Albergatori:
    Economia, Generic, Home, Società
    Alessandro Francini  
    26 Aprile 2022
    ore
    18:27 Logo Newsguard
    Acqui Terme

    Albergatori: “Terme, riapertura entro maggio o per noi è finita”

    "Situazione drammatica per i dipendenti, ma lo è anche per tutto l'indotto"

    ACQUI TERME – L’associazione Albergatori Acquesi torna a far sentire la propria voce in merito allo “stallo Terme”. Nell’ultimo incontro in Confindustria tra proprietà e sindacati non è stato raggiunto alcun compromesso: Pater ha rifiutato le proposte presentate da FilCams, Fisascat e UilTucs come alternativa al licenziamento collettivo dei 25 dipendenti su 28 impiegati nei diversi stabilimenti termali.

    “Ogni disdetta equivale a un cliente perso”

    «È giunta davvero l’ora che si ammorbidiscano le posizioni da ambo le parti – sottolinea Marco Pincetti, proprietario dell’Hotel Ariston nonché vice presidente dell’associazione Albergatori – e si lascino da parte certe rigidità, deleterie non solo per i dipendenti delle Terme ma anche per tutti gli altri lavoratori dell’indotto». La riapertura degli stabilimenti curativi, inizialmente prevista per la giornata di ieri, lunedì 25, ora resta un’incognita condizionata da molti interrogativi. I telefoni delle strutture ricettive acquesi, però, squillano da mesi: «Sono già parecchi i clienti che hanno iniziato a disdire le prenotazioni. Noi cerchiamo di fare il possibile per prendere tempo, ma giustamente la pazienza ha un limite. Ogni volta che riceviamo una disdetta causata dall’attuale chiusura degli stabilimenti questa si traduce in un cliente perso che, per forza di cose, si rivolgerà alle strutture delle regioni limitrofe». Più le Terme restano chiuse, più per gli albergatori si riduce la possibilità di salvare in qualche modo la stagione: «Se non si giunge a una soluzione nel giro di una decina di giorni e se le strutture non riaprono al massimo entro la fine di maggio è certo che per le strutture ricettive acquesi sarà un altro anno disastroso».

    “Pater e i sindacati giungano a un compromesso”

    Nel giro di 20 anni gli alberghi ad Acqui si sono ridotti praticamente di due terzi. «Nei primi anni 2000 in città si contavano una trentina di strutture, ora siamo una dozzina. Anzi, undici, perché so che un collega proprio in questi ultimi giorni ha deciso di chiudere». La serrata di tutto il comparto termale, tra l’altro, sta condizionando anche l’assunzione di personale negli hotel: «Senza dubbio è un momento drammatico per i lavori delle terme, ma lo è anche per quelli dell’indotto, che non vengono chiamati perché gli albergatori al momento non hanno sufficienti garanzie. Ogni giorno – aggiunge Pincetti – scambio mail con i colleghi, e tutti scrivono più o meno le stesse cose, sono tutti preoccupati per questa situazione che nessuno pare abbia davvero intenzione di sbloccare, eppure basterebbe davvero poco». Per il vice presidente degli albergatori acquesi c’è un solo modo per sbloccare lo stallo: «Proprietà e sindacati devono cedere qualcosa alla controparte. I sindacati dovrebbero accettare la condizione di stagionalità, che di fatto c’è sempre stata nel settore ricettivo acquese, in particolare per quello legate alle terme, e Pater dovrebbe smussare le sue condizioni con contratti full time di 8 mesi a 40 ore settimanali, e indennità di disoccupazione per i restanti 4 mesi. Mi pare una strada più che accettabile per ambo le parti. Perché, allora, si continua a perdere tempo con questo “muro contro muro”? Senza le terme noi albergatori non possiamo sopravvivere. Anno dopo anno chiuderemo quasi tutti».

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