Il nostro dialetto fra Eco e   Rapetti
Umberto Eco, celebre semiologo nato ad Alessandria
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Massimo Brusasco  
17 Gennaio 2023
ore
10:07 Logo Newsguard
La storia

Il nostro dialetto fra Eco e Rapetti

Oggi è la Giornata nazionale. Pasino, il concorso, Gelindo,  le iniziative alla Gambarina....

Oggi, 17 gennaio, si celebra la Giornata del dialetto, istituita per salvaguardare un patrimonio di tutti come la parlata locale, che è stata nel tempo veicolo di comunicazione e diffusione della cultura e delle tradizioni dei vari popoli presenti sul territorio fino all’avvento della scrittura e continua ad esserlo tuttora. 

Ad Alessandria, c’è un esperto come Gianni Pasino (stasera ne parlerà al talk show ‘Il Salotto del mandrogno’, ore 21.30, circolo Galimberti, via Pochettini): è anche l’artefice della ‘businà‘ carnevalesca, in programma il 26 febbraio in piazza Garibaldi.

La Giornata

I nostri poeti

“La parlata locale – dice Pasino – è stata veicolata specialmente attraverso rappresentazioni teatrali e loro riproduzioni televisive e cinematografiche di tipo comico e ciò ha ingenerato il concetto che la stessa sia da usare preferibilmente in contesti di tipo ilare ed allegro, ma esiste una vasta produzione letteraria che afferma decisamente quanto sia il ragionamento serio o il verso poetico possano essere adeguatamente espressi in forma dialettale. In città abbiamo avuto due grandi esempi, come  Giovanni Rapetti e Luciano Olivieri“.

La businà

 E la ‘businà’? “Quella nasce come sberleffo verso i potenti per divertire il popolino in occasione dei festeggiamenti del Carnevale. Il bosinatore era un cantore che recitava un poema comico in versi con fare ridicolo, prendendo di mira l’Autorità, la quale nell’annata precedente aveva reso difficile la vita dei lavoratori con esagerati balzelli e odiosi divieti. In Provincia la ‘businà’ è stata recitata per parecchio tempo a Castelletto Monferrato e anche in altri comuni della zona, come, ad esempio, Fubine o Castellazzo; dove viene mantenuta tuttora la tradizione. In città questo componimento allegro è stato recitato in passato dall’indimenticato Sandro Locardi“.

E poi non va dimenticata la ‘businà’ di Gelindo, con la quale si apre, sempre, la celebre ‘divota cumedia’.

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 La Regione Piemonte, per quanto di sua competenza, negli anni e sotto l’egida di varie amministrazioni ha messo in campo varie iniziative volte alla tutela e alla diffusione per la sopravvivenza del dialetto.

Alla Gambarina

“A questo riguardo – aggiunge Pasino – cito quella a cui partecipai anch’io alcuni anni or sono, organizzata dal Centro Studi Piemontesi: parlare e comprendere il Piemontese, con la specificità della variante locale. In venti sedi del Piemonte, quella di Alessandria è stata individuata presso il museo etnografico ‘C’era una volta’ di piazza della Gambarina, si sono svolti seminari a gruppi di dieci lezioni ognuno, per due ore di durata ciascuna. I corsi erano incentrati su molti argomenti non soltanto lessicali, ma anche cibo, salute, musica, e teatro. Al loro inizio erano principalmente rivolti a Insegnanti, ma poi sono stati aperti a tutti e, purtroppo, ho dovuto constatare che i frequentanti erano di numero non considerevole”.

Da segnalare, infine, il Concorso letterario dialettale intitolato ‘A sùma tÅ«cc Gajòud’ e organizzato, per volontà del compianto  Antonio Silvani e altri membri, dall’associazione  Alessandria in Pista.

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“Ecco, secondo me – chiosa Pasino –  sono le persone stesse che dovrebbero approfittare di più e meglio di occasioni come queste per accrescere la loro cultura, senza dimenticare le loro origini e la lingua dei propri avi, perché, come ebbe a dire il nostro illustre concittadino Umberto Eco: Il dialetto deve rimanere elemento di identità con le sfumature di cui si è arricchito nei secoli”, 

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