A tutto Sole!
Attiviste e attivisti determinanti per la costituzione delle prime comunità di "cittadini solari". Un esempio concreto arriva da Forlì
Dalla teoria alla pratica. Concretizzare un’idea, quella delle comunità solari, come una necessità, in quanto solamente insieme diventa possibile fare la differenza. Questi sono i principali fattori che hanno ispirato gli attivisti di Forlì, che hanno contribuito in maniera essenziale alla costituzione della prima comunità solare della città.
Il percorso è iniziato nel maggio 2022 e, attraverso l’organizzazione da parte degli stessi attivisti di diversi eventi pubblici in contesti diversi, è stata proposta e spiegata al meglio ai cittadini questa nuova modalità di produzione/consumo di energia che si sta sempre di più diffondendo sul territorio nazionale.
Gli eventi hanno visto come protagonista (ed esperto sul tema) il professor Leonardo Setti dell’Università di Bologna, membro del comitato “Energia per l’Italia” e presidente del Centro per le comunità solari di Medicina (Bologna).
“Non è una comunità destinata a restare chiusa in sé, si può continuare ad aderire e svilupparla”, racconta una delle attiviste promotrici, Nadine Finke del movimento “Parents for future”.
Ma che cos’è una comunità solare? In estrema sintesi, è un insieme di cittadini produttori-consumatori e solo consumatori di energia elettrica autoprodotta tramite pannelli fotovoltaici. Costituire una comunità permette di utilizzare nel modo più efficiente l’energia prodotta, garantendo vantaggi sia per chi produce (che ottiene benefici supplementari rispetto ai prezzi imposti dal gestore pubblico della rete GSE) che per il consumatore di energia (che alleggerisce le bollette). Il meccanismo win-win si manifesta con l’utilizzo da parte di tutti di energia pulita.
Immettendo in rete l’energia prodotta in eccedenza, nelle “comunità solari” diventano produttori non aziende ma singoli cittadini, dotati di pannelli fotovoltaici. Con un sistema di premi, il produttore aggiunge al contributo del GSE anche quello della comunità solare di cui fa parte. Il consumatore, di conseguenza, ottiene bollette più leggere, oltre alla garanzia di un’energia prodotta non tramite la combustione di fonti fossili, e quindi eco-sostenibile. Occorre dotarsi di un dispositivo per il calcolo dei consumi energetici, il cui costo, una tantum, è di 400 euro iniziali, oltre alla quota associativa della comunità energetica di 25 euro.
Sono una ventina i cittadini che a Forlì hanno deciso finora di riunirsi in una “comunità solare” e che hanno avviato un periodo di sperimentazione in collaborazione con il “Centro per le comunità solari locali” di Medicina. Ma quali sono le principali differenze fra comunità solari e comunità energetiche, di cui sempre più spesso si sente parlare? Per queste ultime, sono previste delle agevolazioni economiche da parte dello Stato, ma ancora mancano i relativi decreti attuativi. Ci sono inoltre vincoli legati alla vicinanza tra produttore e consumatore, per poter usufruire della fornitura dalla medesima cabina elettrica.
Le comunità solari, rispetto a quelle energetiche, sono di più facile attuazione. Sono svincolate dal requisito di vicinanza fisica, non dipendono da fondi pubblici ma possono essere finanziate tramite il welfare aziendale o come iniziative di responsabilità sociale (con conseguenti agevolazioni fiscali), attraverso fondi appositamente creati.
Nadine Finke aggiunge: “La collaborazione con altre realtà ambientaliste del territorio è stato di fondamentale importanza per essere efficaci e poter arrivare a più persone possibili. Fare rete, collaborare e diffondere le informazioni non solo attraverso comunicati stampa, ma anche attraverso conferenze stampa, sono stati gli ingredienti vincenti”.
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