Squilibrio di mercato: la crisi del risone
Economia
Aurora Taverna  
30 Giugno 2023
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09:34 Logo Newsguard
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Squilibrio di mercato: la crisi del risone

Confagricoltura e Cia ai soci: «Non vendete il risone in questo momento»

ALESSANDRIA – Confagricoltura di Vercelli, Biella, Novara e Alessandria e la Cia per le stesse province lanciano l’allarme riguardo al prezzo del risone, che in questi giorni ha raggiunto valori al di sotto dei costi di produzione. L’attuale squilibrio tra domanda e offerta ha comportato un’inevitabile svalutazione del prezzo del prodotto tipico del territorio.

I rischi

Le associazioni consigliano alle aziende agricole di ridurre e cessare l’offerta poiché, in un contesto internazionale di aumento dei prezzi delle diverse commodities, appare realistica la possibilità di una inversione delle quotazioni. Sono esortati i risicoltori che ancora hanno rimanenze invendute a riflettere sulle possibili conseguenze, senza allarmismi e senza farsi prendere dalla fretta.

Le recenti quotazioni vedono i lunghi B a 43 euro su quintali lordi, il Carnaroli a 83 euro su quintali lordi; i suoi similari, Roma, Arborio e similari tra 72 euro su quintali e 75 euro su quintali lordi; i tondi tra i 35 e i euro su quintali lordi.

Le cause

La crisi è stata indotta dalla riduzione della domanda da parte dell’industria coincidente con l’aumento dell’offerta registrata dalle aziende agricole per liberare silos e magazzini dal risone in vista del prossimo raccolto; si sono così prodotte eccedenze.

Considerato il sensibile aumento dei costi di produzione, lo squilibrio tra domanda e offerta ha creato una situazione di prezzo inadeguato per gli agricoltori.

Le conseguenze

A questi prezzi non è possibile produrre risone. Farlo, significherebbe firmare una condanna a una campagna di commercializzazione in netta perdita col rischio che l’avvio della prossima sia  economicamente negativa. Anche alla luce dei dati provvisori di semina, che vedono una riduzione delle superfici a riso di circa 8.000/10.000 ettari con uno spostamento a sfavore dei tondi e in relazione anche alla ridotta superficie seminata a riso in altri Stati europei.

L’indicazione che Confagricoltura e Cia danno ai soci è di non forzare le vendite. Ai prezzi attuali è concreta la possibilità di poter assorbire i maggiori costi di deposito e, qualora necessario, valutare finanziamenti dedicati.

È il momento di riequilibrare il mercato fornendo all’industria quanto richiesto, ma nulla più. Questo per ricreare le condizioni per il ritorno degli acquisti da parte degli operatori del riso lavorato.

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