Locci:
L'ex mensa Guala in via San Giovanni Bosco 28
Politica
Marcello Feola  
28 Agosto 2023
ore
11:08 Logo Newsguard
Il caso

Locci: “Nuova Casa delle donne transfemminista queer a spese di tutti gli alessandrini”

"Non sarebbe stato più corretto procedere con una procedura di assegnazione competitiva ad evidenza pubblica?"

Il capogruppo di FdI attacca: "Questo nuovo Centro d'incontro sarà totalmente ideologizzato"

ALESSANDRIA – Il capogruppo d’ Fdi a Palazzo Rosso, Emanuele Locci, ha presentato un’interpellanza sulla nuova Casa delle donne. Diventata, in via San Giovanni Bosco 28, centro d’incontro denominato “Casa delle donne transfemminista queer”.

Locci chiede al sindaco Abonante “se ritiene equa e giusta la ristrutturazione e l’assegnazione dei locali ex mensa Guala all’associazione Welcome Odv. Su progetto Non una di meno. A discapito di decine di altre associazioni operanti sul territorio comunale. E se ritiene corretto prevedere in futuro di assegnare altri locali in aggiunta a quelli assegnati a discapito ancora di tutte le altre associazioni operanti sul territorio. E se invece non fosse più corretto procedere con una procedura di assegnazione competitiva ad evidenza pubblica”.

Non solo: l’esponente di FdI domanda pure “se ritiene compatibile al Piano di Riequilibrio finanziario e all’attuale quadro normativo sostenere direttamente le spese di tutte le utenze della Casa delle Donne transfemminista queer. O se non fosse da ritenere prioritario un maggior sostegno, anche attraverso interventi di manutenzione straordinaria, ai centri d’incontro già operanti sul territorio comunale. Inoltre, se ritiene che le attività che andrebbe a svolgere la casa delle donne transfemminista queer rispettino gli articoli del Regolamento dei centri d’incontro comunali. Con particolare riferimento all’apartiticità, all’apoliticità e alla non discriminazione per motivi di sesso e di religione. Se non si ritiene avventato e pericoloso ai fini del possibile insorgere di conflitti sociali promuovere l’insediamento di una moschea e di un centro transfemminista queer nel medesimo territorio. In considerazione dei precedenti episodi di provocazione religiosa messi in atto dalla Casa delle Donne. E in considerazione dell’inconciliabilità tra gli insegnamenti del Corano e le ideologie promosse da Non una di meno e dal suo progetto di una Casa delle Donne transfemminista queer”.

“Pagheranno gli alessandrini”

“Abonante – sostiene Locci – apre un nuovo Centro d’incontro Casa delle Donne Transfemminista Queer a spese di tutti gli alessandrini. Realizzando il progetto politico transfemminista di Non una di meno. Noto per aver bloccato il consiglio comunale e occupato l’ex asilo Monserrato. E deturpato mura e statue con scritte offensive e blasfeme. Dando gratuitamente l’ex mensa Guala, che sarà ristrutturata e messa a norma a spese della collettività. Non solo! Gli alessandrini pagheranno anche la tassa rifiuti, l’acqua, la luce e il gas. Non solo. Appena il Comune rientrerà in possesso dell’ex asilo Monserrato e dell’ex mensa Edisu, la Giunta Abonante valuterà di dare alla Casa delle Donne Tfq, in aggiunta, anche quegli immobili. Alla faccia delle associazioni che aspettano da anni l’assegnazione di una sede per le loro attività”.

Locci ricorda che “il parcheggio pubblico al servizio del progetto, l’amministrazione lo farà invece pagare alla Comunità Musulmana. Che realizzerà la sua moschea nell’area adiacente. Il tutto per la tranquillità dei residenti di via San Giovanni Bosco. A cui era stato promesso in campagna elettorale che nulla di nuovo si sarebbe insediato in zona. Mentre ora vengono fatte sorgere due realtà potenzialmente conflittuali. Un Centro d’incontro deve essere da Regolamento un luogo apartitico, apolitico e che non fa discriminazioni. Mentre questo sarà totalmente ideologizzato a supporto delle idee estremiste radicali di sinistra del sindaco Giorgio Abonante. Meglio farebbe il sindaco a spendere quelle risorse per la cura della città. E per i centri d’incontro che danno accoglienza a tutti gli alessandrini. E non a supporto delle battaglie ideologiche di una minoranza politica. Le lotte ideologiche transfemministe non possono essere pagate con le tasse di tutti i cittadini di Alessandria!”.

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