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    Cronaca
    Monica Gasparini  
    27 Luglio 2024
    ore
    09:09 Logo Newsguard
    Omicidio di Sale

    I Pm chiedono l’ergastolo: “Luca sotto l’influenza negativa dei genitori”

    Il riferimento del magistrato al comportamento processuale che ha portato alla richiesta del carcere a vita per il ragazzo. Cita l'iniziale contributo positivo, poi revocato con la ritrattazione

    ALESSANDRIA – La Procura, rappresentata da Andrea Trucano e Federico Silvestri, ha chiesto per Luca Orlandi il carcere a vita attribuendogli la responsabilità di aver ucciso Norma Megardi, il 20 giugno 2022, e di averne distrutto il cadavere bruciandolo insieme alla sua auto.

    Lunedì parleranno le difese, la sentenza è prevista a settembre.

    I Pm chiedono l’ergastolo: “Luca sotto l’influenza negativa dei genitori”

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    Il massimo della pena

    La richiesta del massimo della pena è arrivata al termine di una requisitoria lunga quattro ore durante la quale i due Pm hanno sviscerato, passo passo, tutto ciò che accadde dagli ultimi momenti di vita di Norma.

    E’ stata un’udienza sofferta quella di ieri davanti alla Corte d’Assise (presieduta da Gianluigi Biasci, giudice a latere Gaia Baralla).

    I Pm hanno spiegato, secondo la loro lettura dei fatti, di come il ragazzo, dopo aver visto Norma vicino alla cascina Croce Rossa, sia corso a casa a prendere la Panda “in preda a una profonda rabbia”.

    Perché? Un gesto forse dettato dal futile movente di un’acredine con la donna per una questione di terreni da coltivare negati e di un rimprovero di lei per una querela.

    E cosa ha fatto? Ha raggiunto Norma alla cascina Croce Rossa, procedendo su una strada sterrata a 40-50 chilometri orari e l’ha investita. E l’ha uccisa.

    Cadenza i tempi, il Pm. Le indagini condotte dai Carabinieri, fin da subito hanno portato nella direzione degli Orlandi. Mentre la famiglia, a suo dire, ha tentato di sviare i sospetti mentendo, poi la confessione di Luca quattro giorni dopo l’episodio.  Quindi la ritrattazione.

    “I genitori sapevano”

    L’accusa è certa: i genitori sapevano quello che aveva fatto il figlio. Dalla sera stessa in cui Norma fu uccisa.

    E ancora. Andrea Trucano: “E’ probabile che Pietro abbia fornito un contributo a Luca, non nella fase omicidiaria” bensì in quella successiva.

    Ma il ragazzo, nella confessione, attribuisce a se stesso tutta la responsabilità: “Ho fatto tutto da solo”.

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    Le parole dei magistrati pesano come macigni in un’aula silenziosa.

    “Il fatto che gli altri due soggetti”, quelli che le immagini mostrano andare avanti e indietro da casa Orlandi alla cascina dove avvenne l’investimento, “siano da identificare in Pietro e Ivana lo dicono molti indicatori“.

    Prima di spiegare quali siano questi elementi, il magistrato sottolinea ai giurati  come la stradina di cui sta parlando sia, di fatto, l’unico e breve collegamento diretto tra casa Orlandi e cascina Croce Rossa.

    “Un ragionevole dubbio”

    Però, “permane un ragionevole dubbio su quale sia stato il contributo realmente fornito dai genitori all’evento al capo C – specifica – la fase in cui il corpo viene caricato, portato in un posto con la macchina e distrutto. Solo per questo motivo la loro posizione è stata archiviata”.

    L’archiviazione per i genitori di Luca è stata chiesta, appunto dalla Procura, ma, secondo quanto emerso in aula, allo stato non sarebbe ancora stata valutata dal Gip.

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    La richiesta del carcere a vita

    La lunga analisi che ripercorre le indagini e il dibattimento è stata il preludio alle richieste della pena.

    “E’ una richiesta su cui abbiamo molto meditato e che, davvero, all’inizio credevamo di poter evitare in qualche modo. Abbiamo molto ragionato se permanesse ad oggi qualche elemento per la concessione a Luca delle circostanze attenuanti  generiche“.

    “Luca – afferma – è un ragazzo giovane che appare molto chiaramente  sotto l’influenza negativa dei genitori. La gestione processuale, l’immagine di oggi è evidente. Luca non è qui, sono qui solo i suoi genitori”.

    “In una fase iniziale, Luca sicuramente ha dato un contributo positivo ed apprezzabile – continua – è il solo ad averlo dato”.

    “Confessione sincera”

    “Ha confessato in modo sincero al 99 per cento, anzi – sostiene – quell’uno per cento è anche umanamente comprensibile. Ha cercato di tener fuori da una vicenda che lui riconosceva come essenzialmente propria, i propri genitori”.

    “Come abbiamo detto prima – insiste – probabilmente lo hanno aiutato ma hanno comunque avuto un ruolo successivo, secondario, nell’omicidio non sono intervenuti”.

    Parla della gestione processuale degli imputati, il Pm, della ritrattazione e dei comportamenti calunniatori ripetuti numerosissime volte.

    I magistrati sapevano che il ragazzo voleva ritrattare.

    “Speravamo ci fosse un’evoluzione del loro pensiero – spiega – Speravamo che poi questa ritrattazione non avvenisse perché la conseguenza – afferma – è  l’elusione, l’esclusione delle attenuanti generiche”.

    Quando il ragazzo fu interrogato nel carcere di Biella, il 19 dicembre 2022, “abbiamo fatto una lunga pausa – precisa Trucano – dove io personalmente ho invitato Luca  a conferire con i suoi difensori proprio per fargli fare mente locale su quello che stava andando a fare, a ritrattare”.

    Per l’accusa, dunque, la confessione era stata un contributo positivo in questo dramma. Con la ritrattazione si è andati “incontro alle conseguenze processuali inevitabili”.

    I Pm hanno chiesto per Ivana Ferrari e Pietro Orlandi, accusati di calunnia nei confronti dei carabinieri, 4 anni e 6 mesi (stessa pena per entrambi).

     

     

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