Accusata di diffamazione dalla D’Urso: Naike Rivelli condannata a una multa di 800 euro
Naike Rivelli, a sinistra, e Barbara D'Urso
Cronaca
Monica Gasparini  
20 Settembre 2024
ore
11:05 Logo Newsguard
Il caso

Accusata di diffamazione dalla D’Urso: Naike Rivelli condannata a una multa di 800 euro

Il processo di primo grado si è concluso ieri, nel tardo pomeriggio. La difesa ha preannunciato appello. Riconosciuta la responsabilità per un solo episodio

ALESSANDRIA –  Barbara d’Urso contro Naike Rivelli: la prima parte civile, la seconda imputata di diffamazione. Il processo di primo grado si è concluso ieri, nel tardo pomeriggio, in Tribunale ad Alessandria.

Il giudice Maria Teresa Guaschino ha condannato la Rivelli a una multa di 800 euro, riconoscendone le responsabilità limitatamente all’episodio del 30 gennaio 2019 (pena sospesa condizionata al pagamento della somma diffidata a titolo di provvisionale entro il termine di un anno dal passaggio in giudicato, e non menzione).

Il pubblico ministero, Andrea Ratti, ha chiesto una pena superiore (7 mesi), ritenendo che le frasi pronunciate nei confronti della D’Urso fossero offensive sia dal punto professionale che personale .

La difesa della Rivelli, che ha argomentato i motivi per cui avrebbe dovuto essere assolta con una lunga e accorata arringa, ha già preannunciato appello.

Il processo si è tenuto nel tribunale alessandrino competente territorialmente perché la Rivelli è domiciliata a Lerma.

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I fatti si riferiscono alla pubblicazione di due filmati sul profilo Instagram dell’artista 49enne: il 31 gennaio 2019 durante il quale la Rivelli commentava l’intervista rilasciata dal critico d’arte Vittorio Sgarbi alla D’Urso (su Canale 5); nel secondo un’intervista rilasciata da Silvio Berlusconi alla parte offesa nel corso della trasmissione ‘Pomeriggio 5’.

Per l’accusa, Naike Rivelli usò espressioni da far intendere che il successo lavorativo della parte offesa fosse da ricollegare non tanto alle capacità professionali ma a favoritismi e prestazioni di potenti della rete televisiva per cui lavora, ottenuti mediante espedienti legati alla sfera sessuale.

Barbara D’Urso è parte civile con l’avvocato Salvatore Pino del foro di Milano. La Rivelli è difesa dagli avvocati Antonio Pelle di Locri e Domenica Macrì.

«Diritto di critica»

Naike Rivelli,  come ha sempre sostenuto la difesa, non ha mai inteso offendere Barbara D’Urso «quanto piuttosto un modello, un modo da fare televisione rappresentato dalla D’Urso. Erano delle critiche a una tipologia di modo di fare televisione, peraltro in un periodo in cui la signora D’Urso era molto presente.

Per l’avvocato Domenica Macrì, la Rivelli ha rispettato la continenza, la misura e il contesto. “Stiamo parlando di gossip, spettacolo”, aveva spiegato l’avvocato Pelle.

Il caso non è chiuso.

 

 

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