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    Stefano Sesti
    Società
    Massimo Brusasco  
    6 Novembre 2024
    ore
    15:00 Logo Newsguard
    L'incontro

    Alluvione, Stefano riabbraccia San Michele

    Nel 1994 venne dalla Lombardia per portare aiuti. E si fermò qui per un anno...

    SAN MICHELE – Stefano Sesti è tornato molte volte a San Michele. E lo ha fatto anche domenica scorsa, in occasione delle celebrazioni per i trent’anni dall’alluvione.

    Stefano, originario di Zogno, vicino Bergamo, oggi vive a Lecco, ma la sua connessione con San Michele è rimasta intatta dal 1994, anno in cui arrivò come volontario della Caritas ambrosiana per aiutare dopo l’alluvione. Inizialmente, doveva restare per un periodo breve, ma la sua permanenza si trasformò in un anno intero, durante il quale nacquero amicizie che, ancora oggi, lo legano profondamente alla comunità locale.

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    A dimostrazione di questo legame, Sesti riceve frequenti inviti ai matrimoni di chi, all’epoca, era un bambino o addirittura un figlio di coloro che conobbe durante la sua missione.

    Una missione inaspettatamente lunga

    Nato nel 1972, Sesti al tempo dell’alluvione, era volontario della Caritas ambrosiana. Con lui, ogni settimana, arrivavano a San Michele tre obiettori di coscienza che si alternavano, mentre Stefano rimaneva un punto fisso. Davanti all’oratorio parrocchiale c’era una roulotte, divenuta base delle operazioni. Qui, Stefano lavorava fianco a fianco con Pier Giuseppe Rossi, comandante della Polizia municipale di Valenza, che dirigeva gli aiuti fino a quando fu richiamato in servizio.

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    “Mi disse che avrei potuto e dovuto prendere il suo posto”, racconta Sesti, ricordando il momento in cui Rossi lo convinse a coordinare gli interventi in sua assenza. Inizialmente dubbioso, Stefano accettò la sfida, restando al comando della roulotte con il sostegno del parroco don Ivo Piccinini e un gruppo di 7-8 obiettori di coscienza, tutti impegnati a spalare fango, distribuire stufe e coperte, e sostenere la popolazione in difficoltà.

     

    La dignità di una comunità ferita

    Sesti visse dodici mesi intensi a San Michele, con brevi ritorni a casa solo quattro o cinque volte. “È stata un’esperienza dura ma moralmente arricchente”, spiega Stefano.  “Ho incontrato persone che non avevano più nulla cercavano di condividere un pasto con gli obiettori, e gli stessi alluvionati si prodigavano per aiutare chi era nella loro stessa condizione”.

    Anche altri volontari, come gli Alpini e i muratori locali, si impegnavano dopo l’orario di lavoro, contribuendo a ricostruire la comunità. Questa generosità, racconta Sesti, è il segno distintivo di un popolo resiliente che, nonostante le perdite, ha mantenuto una dignità e una solidarietà che ancora oggi ricorda con affetto.

    Legami che durano nel tempo

    Le amicizie nate in quei mesi di solidarietà sono rimaste solide nel tempo, come confermano gli inviti ai matrimoni di chi, nel 1994, era solo un bambino. “Se mi invitano… be’, è tanta roba, no?”.

    Anche la storia di Stefano Sesti è raccontata nel Memoriale che ‘Il Piccolo’ dedica all’alluvione.

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