Cascina Spiotta: Renato Curcio “chiede di sapere com’è morta sua moglie”

ALESSANDRIA – Superate le questioni preliminari, il processo davanti alla Corte d’Assise che dovrà chiarire i fatti accaduti alla Cascina Spiotta di Melazzo, nell’Acquese, è iniziato.

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Martedì scorso, si è discusso sui testi da ammettere, e quelli da escludere. Con un aspetto espresso dalla difesa Moretti, rappresentata dall’avvocato Francesco Romeo. La Corte è chiamata a ricostruire i fatti accaduti il 5 giugno 1975 alla ‘Spiotta’ per capire se vi sia una penale responsabilità, in questo caso di Moretti ma in generale degli imputati. Senza mischiare la responsabilità storica e politica.

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Lo storico come consulente

Per inquadrare quel tempo, potrebbe essere utile la consulenza di uno storico. Sul punto, ha insistito anche l’avvocato Vainer Burani, che difende Renato Curcio. Perché, secondo la difesa, è indispensabile capire cosa è stata quell’epoca della storia d’Italia.

Ha poi una richiesta, l’avvocato Burani: “Il mio assistito, per motivi personali, ha chiesto di sapere come è morta sua moglie (Mara Cagol, uccisa alla Spiotta, ndr), perché è un elemento importante per capire questa vicenda”.

Oltre ai testi proposti, il legale ha chiesto che vengano acquisite (come proposto anche da altri) le autopsie “delle persone che sono morte in quella vicenda. Così da comprendere cosa sia successo veramente”.