I protagonisti della lotta all’amianto: il Premio Vivaio Eternot 2025
Consegnati a Casale i riconoscimenti ai cittadini, ricercatori e istituzioni che si sono distinti per il loro impegno. Ecco chi sono
CASALE – È terminata poco fa, nella Sala Consiliare del Comune di Casale Monferrato, la cerimonia del Premio Vivaio Eternot, in occasione della Giornata Mondiale delle Vittime dell’Amianto.
L’evento rappresenta un importante momento di memoria e impegno civile, durante il quale sono stati premiati coloro che si sono distinti nella lotta contro i danni causati dall’amianto attraverso attività di cura, ricerca, informazione, bonifica e battaglie sociali e legali.
L’albero dei fazzoletti
Il Premio Vivaio Eternot – una pianta di Davidia Involucrata, nota anche come “albero dei fazzoletti”, coltivata nel Parco Eternot – è conferito ogni anno a un massimo di dieci tra enti, amministrazioni o cittadini particolarmente meritevoli.
La selezione dei vincitori è stata curata dal Comitato Organizzatore, composto dal sindaco Emanuele Capra, dalla presidente di Afeva Giuliana Busto, dall’artista Gea Casolaro e da sette esperti provenienti da ambiti culturali, scientifici e istituzionali.
Premio Vivaio Eternot: i premiati dell’edizione 2025
- Giuseppe Valesio, giornalista del settimanale “La Voce” del Vercellese, è stato premiato per la sua puntuale attività di informazione e sensibilizzazione dell’opinione pubblica sui rischi dell’amianto, in particolare a Casale Monferrato.
- Greta Tomanello, laureata in Giurisprudenza a Rovigo, ha ricevuto il riconoscimento per la sua tesi di laurea sul tema della “responsabilità penale correlata all’esposizione all’amianto”, che propone una profonda riflessione giuridica sul caso Eternit e il Maxiprocesso.
- Benedetto Terracini, epidemiologo di fama, è stato premiato per il suo pionieristico lavoro nell’ambito dell’epidemiologia dei tumori professionali, in particolare per gli studi sui rischi cancerogeni per i lavoratori, iniziati negli anni ’70.
- Claudio Saletta, ex sindaco di Sala Monferrato, è stato riconosciuto per il suo impegno istituzionale e civile nella lotta all’amianto, avendo contribuito alla redazione di uno dei primi rapporti ufficiali sulla contaminazione da Eternit nel territorio.
- Carolina Mensi, biologa ed epidemiologa presso la Clinica del Lavoro di Milano, è stata premiata per il suo lavoro nella sorveglianza epidemiologica dei mesoteliomi professionali, coordinando studi su oltre 9600 casi.
- Dario Mirabelli, anch’egli premiato alla memoria, è stato un epidemiologo di fama internazionale, fondamentale nella ricerca sull’impatto sanitario dell’esposizione al crisotilo e alle sostanze nocive in Piemonte.
- Simona Martinotti, ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze e Innovazione Tecnologica dell’Università del Piemonte Orientale, ha ricevuto il premio per i suoi studi sul mesotelioma, con un impegno scientifico fortemente radicato nella realtà di Casale Monferrato.
Le altre iniziative per la Giornata Mondiale delle Vittime dell’Amianto
La Giornata Mondiale delle Vittime dell’Amianto è proseguita a mezzogiorno con la deposizione della corona di alloro alla lapide del Parco Eternot e con altre iniziative, nei prossimi giorni.
La riflessione di Claudio Lombardi
Claudio Lombardi, già assessore ad Alessandria e attivo nei movimenti ambientalisti legati alle vicende alessandrine di Spinetta Marengo, offre questa riflessione in occasione della Giornata delle Vittime d’Amianto.
L’Italia promulgò la legge 257/92, che vietò l’estrazione e l’uso di amianto e di manufatti contenenti amianto. Solo assai più tardi, nel 2005, l’UE ne vietò l’uso. Si possono formulare alcune considerazioni in merito:
La strenua lotta della comunità di Casale, che accomunò cittadini e lavoratori della ditta Eternit, produttrice di manufatti contenenti amianto. Il tentativo di far leva sul ricatto occupazionale fu sventato da tale comunanza di intenti, alimentata dall’evidente nesso tra esposizione alle fibre d’amianto e patologie cancerogene quali il mesotelioma. Era il polverino bianco, che permeava la città di Casale e che i lavoratori si portavano a casa negli indumenti, la causa evidente della piaga che colpiva la città. Non valsero a nulla le ben note considerazioni secondo cui non era ancora dimostrato scientificamente il nesso amianto-mesotelioma e non esistevano limiti o leggi UE o mondiali in materia.
La comunanza di intenti tra lavoratori e cittadini, un sindacato dei lavoratori non succube del ricatto occupazionale, fecero prevalere la salute sull’occupazione. Un coraggioso sindaco e un’altrettanto coraggiosa rappresentanza dei lavoratori, basandosi sul solo principio di precauzione, ottennero la chiusura della Eternit, evidente causa del mesotelioma che colpiva i residenti della città mietendo vittime.
Una prima considerazione che si trae da quanto esposto è che, a fronte dell’evidenza del danno alla salute, chi guida lavoratori e cittadini — sindacato e sindaco, scelti per perseguire il bene comune — non deve delegare a poteri superiori la soluzione di evidenti problemi, soprattutto di ordine sanitario. Nel caso dell’amianto, l’UE legiferò con 13 anni di ritardo. E quante vittime innocenti causò tale ritardo? Ancora oggi sono molti i Paesi nei quali l’amianto non è stato vietato, a cominciare dai Paesi BRICS.
Altra considerazione: non si deve permettere che si ripeta un dramma simile, causato oggi dal Polo chimico di Spinetta Marengo, di proprietà Solvay. In questo caso si tratta di una forma di inquinamento più subdola: almeno il micidiale polverino bianco di Eternit si vedeva, mentre i PFAS e le altre sostanze tossiche che fuoriescono dalla fabbrica di Spinetta sono incolori e inodori, ma permeano ogni matrice ambientale fino a decine di chilometri.
Purtroppo, la comunanza di intenti tra lavoratori e abitanti non si ripete; il sindacato sembra temere il ricatto occupazionale e i sindaci che hanno guidato la città sono stati incapaci di coraggiose prese di posizione. Ci auguriamo che ne sia capace l’attuale sindaco, che ha dimostrato più attenzione al dramma spinettese rispetto ai suoi predecessori.