“Conclave” di Edward Berger
Candidato a otto premi Oscar, vincitore di un'unica statuetta per la miglior sceneggiatura non originale, "Conclave" del regista austriaco Edward Berger è un'opera serrata e avvincente sul rapporto tra spiritualità e potere
Una scena del film con la visione dall’alto del cortile pontificio
Tra sacro, profano e atmosfere noir
Il film di Berger inizia “in medias res”, sui passi affrettati e cadenzati del cardinale Thomas Lawrence (Ralph Fiennes), richiamato d’urgenza in Vaticano in seguito all’improvvisa scomparsa di papa Gregorio XVII, stroncato da un attacco cardiaco. Il decano dei porporati dovrà attendere al regolare svolgimento delle operazioni di rito prescritte alla morte di un pontefice, nonché alla complessa organizzazione del conclave che condurrà all’elezione di un nuovo papa.
Intorno a lui, l’amico cardinale italo-americano Aldo Bellini (Stanley Tucci), il più liberale tra i quattro candidati, oltre al nigeriano Joshua Adeyemi (Lucian Msamati), al canadese Joseph Tremblay (John Lithgow) e all’italiano Goffredo Tedesco (Sergio Castellitto), attestato su posizioni ultraconservatrici. Con, in aggiunta, il missionario messicano Vincent Benitez (Carlos Diehz), neo-eletto arcivescovo di Kabul e poi cardinale in pectore dallo stesso papa morente.
Da questo momento in poi – grazie anche alle coordinate e magnifiche interpretazioni degli attori protagonisti, capaci di dettagliare i diversi caratteri dei cardinali non solo attraverso i dialoghi serrati ma anche tramite la gestualità, i movimenti, le espressioni del volto – la storia si racchiude letteralmente su sé stessa, avviluppandosi nelle sottotrame che via via ci vengono esposte: sigillata all’interno dei corridoi, del refettorio, delle ampie sale di soggiorno e di udienza, come nell’immensa e intimorente aula in cui ha luogo il conclave.
Tra sacro e profano, dubbi e professioni di fede, errori più o meno veniali, ambizioni esibite o disattese, la pellicola, dal ritmo teso e serrato, viene immersa dentro atmosfere thriller e noir, che ricordano in parte quelle del romanzo di Dan Brown “Il codice da Vinci” (2003) e dell’omonimo film diretto nel 2006 da Ron Howard. Quello di cui “Conclave” non fa mistero, al di là della “detection”, è che l’elezione di un nuovo pontefice è, senza dubbio alcuno, anche un fatto “politico”: senza voler arrivare a trame o conclusioni estreme, ma semplicemente nel senso più letterale del termine. Guidare la Chiesa cattolica nel corso dei decenni è, oltre a un privilegio, anche una responsabilità molto seria e onerosa: per questo, è necessario scegliere con cura il predestinato. Del resto, se le implicazioni politiche e diplomatiche sono innumerevoli, è anche vero che dal film emergono i diversi tipi di umanità, nel bene e nel male.
Ralph Fiennes, nel ruolo del decano dei porporati Thomas Lawrence
La suor Agnese di Isabella Rossellini
«Isabella Rossellini è un’icona», ha detto dell’attrice – candidata all’Oscar come miglior attrice non protagonista per il ruolo dell’enigmatica Suor Agnese – il regista Berger, in un’intervista a “Vogue Italia” dello scorso 3 marzo. «È impossibile non amarla. È piena di profondità e calore. Porta con sé il sole. E lo porta a Suor Agnese, che parla molto poco, ma influenza silenziosamente il procedimento».
La Rossellini – nata come la sorella gemella Isotta dall’unione tra Roberto Rossellini e Ingrid Bergman – musa e per molti anni compagna di David Lynch, ha una presenza nel film di soli dieci minuti, ma sufficienti a dare vita a una figura femminile sfaccettata, realistica, intrigante. L’attrice – sempre a “Vogue” – ha sottolineato come «le donne non abbiano un ruolo pubblico forte nel governo della Chiesa, ci si aspetta che siano sottomesse ai preti. Ma, come dice Agnese nel film, “Dio ci ha comunque dato occhi e orecchie”.
Questa è la mia battuta preferita nella sceneggiatura. Loro vedono, sentono, hanno opinioni e la loro presenza è importante». Il personaggio di Agnese catalizza, a dispetto della breve presenza in scena, lo sguardo e l’attenzione, punto di equilibrio ma anche di possibile rottura di situazioni delicate e di un contesto difficile da gestire per gli stessi porporati.
Un’intensa espressione di Suor Agnese (Isabella Rossellini)
Architetture, geometrie e giochi di colore
La pellicola di Edward Berger si qualifica anche per la fotografia, giocata sui contrasti di colore fra le tonache blu scuro delle suore e quelle dei cardinali, di un rosso cupo (o tra il bianco e, ancora, il rosso) che ha un effetto di ridondanza nelle ampie panoramiche, con un valore simbolico evidente.
La scenografia pone in risalto la maestosità, l’ampiezza e la vertiginosa impressione di potenza che emanano dall’architettura vaticana (ricostruita con efficacia negli studi di Cinecittà e, in parte, sfruttando gli ambienti della Reggia di Caserta), espressione di stili differenti e del genio di artisti all’apice di secoli lontani tra loro, in un eclettismo di forte impatto visivo.
La conclusione dell’intricata vicenda, poi, senza nulla svelare, è in linea con un umanesimo indulgente ma rigoroso e non d’accatto o di pura superficie: un’idea di apertura al nuovo, di comprensione e di autentico rispetto e ascolto dell’Altro che, probabilmente, sarebbe stata gradita al Papa Francesco di cui in questi giorni piangiamo la perdita.
Conclave (id., Usa, 120′)
Regia: Edward Berger
Cast: Ralph Fiennes, Stanley Tucci, John Lithgow, Isabella Rossellini, Lucian Msamati, Sergio Castellitto
Sceneggiatura: Peter Straughan, dal romanzo omonimo di Robert Harris
Fotografia: Stéphane Fontaine
Musiche: Volker Bertelmann
Montaggio: Nick Emerson
Produzione: Alice Dawson, Robert Harris, Juliette Howell, Michael Jackman, Tessa Ross
Distribuzione: Eagle Pictures