Il candidato artificiale
A Taranto si presenta un candidato creato con l'Intelligenza Artificiale. Ma il test è rivolto soprattutto a come reagiranno alle sue proposte gli altri partiti e gli elettori
Se le città italiane erano nel Basso Medioevo terreno di scontro fra Guelfi e Ghibellini, risalendo la china dei secoli verso il presente e scorrendo la Prima, la Seconda e tutte le repubbliche che si sono succedute, gli italiani hanno visto contendersi il loro voto ben più di due fazioni. Pertanto perché stupirsi che a Taranto vi sia anche una candidata sindaco creata con l’Intelligenza Artificiale?
Si chiama Anna Luce D’Amico ed è stata sviluppata da due giornalisti in vista delle votazioni di maggio. Dal nome tipicamente locale e dai tratti somatici mediterranei, la candidata afferma di avere un programma “serio” e intende avvicinarsi alla tornata elettorale sollecitando gli elettori con le sue proposte e gli altri partiti a confrontarsi sui suoi contenuti elaborati da una AI che, accanto alle già vaste conoscenze raccolte dal modello linguistico, è arricchita con i principali fatti della città pugliese e le istanze che emergono da una rassegna stampa frutto di mesi di lavoro.
Chissà che, in un tempo in cui la politica spesso si limita alle discussioni sui social network, una campagna elettorale fatta in questo modo non faccia breccia e non sia apprezzata da elettori che non si attardino ad approfondire la credibilità del candidato e la possibilità di realizzare le proposte addotte. Scegliere sulla base di un programma è di certo una motivazione legittima, ma valutare la persona ancora di più viste le tante sfide, spesso impreviste, in cui deve cimentarsi un amministratore.
Un test per partiti ed elettori
Più che partecipare ad un test elettorale, Anna Luce D’Amico potrà al contrario rappresentare un banco di prova per gli altri candidati che dovranno prendere posizione sulle proposte suggerite dall’Intelligenza Artificiale. Sarà un test persino per gli stessi elettori e forse uno stimolo a vedere nella AI più che la fonte delle risposte, un invito a farsi delle domande.
A pensarci bene, un rischio del progetto è assistere ad un candidato artificiale che, come spesso accade a ChatGPT, si pieghi ai desideri degli utenti, compiacendoli e adeguando il programma ad una qualche forma di populismo digitale di cui non si sente un grande bisogno. In questo caso, la D’Amico sarebbe umana. Troppo umana.