Roma, una triplice identità
La complessa natura di Roma, caput mundi, capitale italiana e cuore del mondo cattolico
Roma incarna tre condizioni simultanee: mito universale e caput mundi di un imperium sine fine, capitale dell’Italia unita, capitale ecclesiastica legittimata nello Stato Vaticano, continuazione religiosa di quell’imperium. Dall’Unità a oggi, la dialettica tra vocazione imperiale, missione spirituale e funzione nazionale ha modellato le vicende italiane, segnando l’identità del Paese.
Nel 1871 Theodor Mommsen avvertiva che “a Roma non si sta senza avere propositi cosmopoliti”. Quintino Sella, esponente del positivismo sabaudo, rispondeva che il proposito non poteva che essere “quello della scienza”. Ma il progetto di fare di Roma la capitale moderna dello Stato italiano si scontra con due forze antiche e radicate: la Roma del papa e quella dell’impero senza fine. L’impero romano prosegue a oriente in Bisanzio, da cui discendono Impero ottomano e Impero russo con Mosca Terza Roma; a occidente si reincarna nel Sacro romano impero, negli imperi coloniali europei e infine nella Quarta Roma: Washington. Mito interiorizzato e riconoscibile nei fasci littori della Federal Reserve, nei titoli di Caesar divenuti Zar e Kaiser, nelle vestimenta papali di chiara eredità imperiale.
Nel IV-III secolo a.C., Roma inizia la conquista di una Penisola prospera ma divisa, costruendo un sistema di alleanze dipendenti e reciprocamente vantaggiose con le città e i popoli da lei sconfitti. Vincola gli alleati alla sua politica estera e militare, permettendo la sopravvivenza delle identità locali ma garantendosi stabilità e continuità attraverso una ristretta classe dirigente. Nel tempo ne deriverà un’assimilazione lenta ma profondo, culminata nel riconoscimento della cittadinanza agli Italici dopo la Guerra sociale. Più o meno mezzo secolo dopo Augusto divide la Penisola in undici regiones, i cui confini ricordano quelli odierni.
Non si forma uno Stato italico, ma un’Italia interna all’impero, con il municipio come patria del singolo e Roma patria comune. È il principio della doppia cittadinanza, reso possibile da un diritto romano astratto, inclusivo, “freddo”. Roma non conosce etnie dominanti: accoglie imperatori illirici, ispanici, africani e culti di ogni provenienza. È un’idea politica, non un’identità chiusa. Questo modello si trasmette al Medioevo con la civiltà comunale, poi alla Chiesa, che ne eredita logiche e strutture.
Quando nasce l’Italia unita, Roma ne è inizialmente esclusa. Il Lazio pontificio è un’area marginale, fra latifondi, paludi e montagne. Roma entra nel nuovo Stato solo nel 1870, senza aver contribuito alla sua costruzione. A differenza di Parigi, che plasma la Francia, Roma resta una città sovrapposta a un’Italia comunale. Il nuovo Stato, fragile, incontra resistenze simboliche, al puto che in Vaticano, durante la Grande guerra, si parteggiava a sfavore dell’Italia. Ancora oggi molte città italiane, fortemente identitarie, faticano a riconoscersi in Roma. Mito universale, più celebrato all’estero che in patria.
Nel 2024, Roma capitale d’Italia si muove ancora tra due riferimenti universalistici: il papato e la Quarta Roma, Washington. La dialettica tra impero, religione e nazione resta il suo destino.
Giovanni Teodori
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Giovanni Teodori: Nel corso degli anni ha collaborato con Rai, Treccani, il Parlamento Europeo e diversi editori italiani. È autore di saggi, articoli e progetti di divulgazione, tra cui un documentario dedicato alla relazione tra territorio, storia e ambiente. Cofondatore di Itineraria Online, ne cura il coordinamento editoriale. Ha frequentato nel 2023 la Scuola di Limes.