I sindacati: «Nessuna chiusura, siamo pronti al confronto con Ibl»
Le sigle FENEAL-UIL, FILCA-CISL e FILLEA-CGIL respingono le accuse di intransigenza avanzate dall'azienda e ribadiscono la volontà di continuare la trattativa per tutelare i lavoratori: i coinvolti dall'ipotesi di licenziamento sarebbero addirittura un centinaio
CONIOLO – Confronto ancora aperto tra Ibl Spa e le organizzazioni sindacali: a seguito allo statement dell’azienda del 15 maggio, in cui si denunciava la rottura delle trattative per il piano di risanamento e si attribuiva la responsabilità all’inflessibilità delle parti sindacali, arriva la pronta replica di Feneal-Uil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil.
I rappresentanti sindacali chiariscono che l’interruzione non è dipesa da una chiusura pregiudiziale, ma dalla necessità di informare le maestranze sull’andamento della trattativa, senza rinunciare alle richieste iniziali: un accordo equo sulla Cassa Integrazione Straordinaria e sulle uscite incentivate su base volontaria.
Le assemblee e il mandato ricevuto dai lavoratori
Durante le assemblee tenutesi il giorno successivo all’incontro con l’azienda, le organizzazioni sindacali hanno illustrato le proposte di Ibl ai dipendenti, ricevendo un chiaro mandato dalla “stragrande maggioranza” degli stessi: riprendere la trattativa con l’obiettivo di trovare un accordo concreto e sostenibile.
Il fronte sindacale, pur riconoscendo che le proposte dell’azienda non siano pienamente soddisfacenti, sottolinea il proprio impegno a non abbandonare il tavolo di confronto, nella migliore tradizione negoziale e con un approccio costruttivo.
“La responsabilità di una rottura definitiva ricadrebbe sull’azienda”
FENEAL-UIL, FILCA-CISL e FILLEA-CGIL dichiarano chiaramente: «È nostra intenzione, come nella miglior tradizione sindacale, non lasciare il tavolo ed eventualmente ribaltare la responsabilità di una conclusione infausta della trattativa interamente all’azienda». Un messaggio forte e diretto, che ribadisce la volontà delle parti sindacali di perseguire una soluzione condivisa, nell’interesse dei lavoratori e della continuità produttiva del sito di Coniolo.
La frattura riguarderebbe la distanza tra quanto proposto come “incentivo all’esodo” e quanto richiesto per evitare di impugnare i procedimenti di licenziamento. Nello stabilimento a rischiare sarebbero addirittura un centinaio (su poco meno di 180 dipendenti) di persone, e solo per una dozzina di loro ci sarebbe lo spiraglio di un passaggio in I-Pan Spa come alternativa alla disoccupazione. Pochi, pochissimi sarebbero vicini al pensionamento.