Laguzzi (Pd): “L’Aia per Syensqo sia occasione per limitare i Pfas e avviare la bonifica”
ALESSANDRIA - «È in corso il rinnovo dell’Aia-Autorizzazione Integrata Ambientale dello stabilimento Syensqo (ex Solvay) di Spinetta Marengo da parte della…
ALESSANDRIA – Il Tribunale di Vicenza ha emesso una sentenza storica: i giudici hanno riconosciuto che la morte per tumore di un operaio che lavorò in un’azienda chimica di Trissino dal 1979 al 1992, è riconducibile all’esposizione ai Pfas. Un verdetto senza precedenti in Italia. La famiglia aveva intentato causa all’Inail e il giudice ha riconosciuto che la malattia è direttamente collegata alla prolungata esposizione a sostanze perfluoroalchiliche.
Non solo, l’Ordine dei Medici di Torino lancia un allarme ben preciso: si tratta di inquinanti eterni pericolosi per la salute.
Perché citiamo la sentenza del Tribunale vicentino e l’alert che arriva dai medici torinesi? Alessandria e la Fraschetta sono direttamente nel mirino dei Pfas, perché in questo territorio vengono prodotti. Abbiamo chiesto al presidente della Commissione Ambiente del Comune, Adriano Di Saverio, come i nuovi sviluppi potranno incidere sulle decisioni dei nostri amministratori.
Laguzzi (Pd): “L’Aia per Syensqo sia occasione per limitare i Pfas e avviare la bonifica”
ALESSANDRIA - «È in corso il rinnovo dell’Aia-Autorizzazione Integrata Ambientale dello stabilimento Syensqo (ex Solvay) di Spinetta Marengo da parte della…
Dottor Di Saverio, la sentenza veneta è un forte campanello d’allarme per gli amministratori. Questa decisione può cambiare la lettura della situazione del nostro territorio?
La sentenza del Tribunale di Vicenza, che stabilisce un nesso causale fra un tumore uroteliale in un operaio e l’esposizione ai Pfas, conferma quanto i lavori sulle principali riviste mediche internazionali affermano da anni. L’esposizione cronica ai Pfas è un fattore di rischio per le malattie cardio e cerebro vascolari, i tumori di vari organi come rene e testicolo, le malattie autoimmuni, le malformazioni fetali. D’altra parte i lavori di Arpa e Asl relativi alla zona della Fraschetta, presentati nel 2019, confermano quanto appena detto.
La comunità scientifica sapeva da anni, il Tribunale di Vicenza non ha fatto altro che prenderne atto. Quello che stupisce è il ritardo delle istituzioni italiane ed europee, che hanno ignorato il problema per anni, non emanando una legge che regolamentasse il settore, ponendo limiti stretti per ogni matrice ambientale.
Questo è l’ennesimo esempio in cui la politica abdica al proprio ruolo e aspetta che la magistratura risolva i problemi dei cittadini.
La nostra provincia, e Alessandria in particolare, per la presenza a Spinetta Marengo dell’unica industria italiana che produce Pfas, è a stretto contatto con una “zuppa chimica” formata da numerosi Pfas, vecchi e nuovi. Alcuni sicuramente cancerogeni, come il Pfoa, altri di cui non si ha alcuna certezza, come il cC6O4. In teoria dovrebbe sempre prevalere il principio di precauzione, purtroppo la realtà è diversa.
L’Ordine dei Medici di Torino ha palesato la pericolosità dei Pfas, perché Alessandria resta in silenzio?
L’Ordine dei medici di Torino, alla luce dei numerosi problemi di inquinamento da Pfas a Torino e in Val di Susa, ha lanciato un allarme sulla pericolosità di questo inquinamento che interessa anche le acque potabili. Ha preso atto che ci troviamo di fronte ad un problema di salute pubblica e ha chiesto alle istituzioni di alzare il livello di attenzione .
In Alessandria il problema è senz’altro più grave e complesso. Dalle analisi recenti di Arpa sappiamo che la presenza di Pfas di ogni tipo è ubiquitaria, nell’aria, nelle acque di falda, nel fiume Bormida, nei terreni, nei vegetali coltivati nei pressi del polo chimico. Dalle analisi effettuate da Greenpeace vi sono Pfas nelle acque potabili di alcuni Comuni della provincia. L’Ordine dei medici della provincia di Alessandria dovrebbe uscire da un ruolo solo burocratico, immergersi nella società, sensibilizzare tutti gli iscritti sul problema Pfas, fornire loro dei protocolli di studio e prevenzione, collaborare con le autorità locali. Insomma la salute dei cittadini si tutela soprattutto facendo prevenzione primaria.
Perché chi deve tutelare la salute non comunica con chiarezza la pericolosità dei Pfas?
I Pfas costituiscono uno dei più grandi problemi ambientali sanitari del XXI° secolo.
Siamo riusciti ad inquinare l’intero pianeta. D’altra parte consideriamo che più Pfas vengono prodotti più ne rimangono nell’ambiente, sono indistruttibili, “forever chemicals”. I sistemi di depurazione non fanno altro che spostarli da un posto all’altro, da ultimo finiscono prevalentemente nelle falde acquifere.
Nel 2020 presso gli uffici della Provincia di Alessandria si tenne la Conferenza dei servizi, in cui si autorizzò Solvay ad ampliare la produzione di cC6O4. Fra le 32 prescrizioni previste per l’autorizzazione, una prevedeva che nessuna molecola di inquinante sarebbe più dovuta uscire dallo stabilimento. Non mi sembra che ciò sia accaduto. Ne è testimonianza il processo in corso per ipotesi di disastro ambientale colposo. Purtroppo sono passati cinque anni dai primi esposti in Procura, ma non si è ancora conclusa l’udienza davanti al Gup.
Il neonato Osservatorio comunale sulla qualità dell’ambiente potrebbe svolgere un ruolo di primaria importanza, sia nell’informare la popolazione, sia per raccordarsi con tutti i soggetti istituzionali che dovrebbero affrontare il problema Pfas, non ultimi l’Istituto superiore di Sanità e il Ministero dell’ambiente.