«Pfas: tra vecchi e nuovi, nell’Alessandrino c’è una “zuppa chimica”»
ALESSANDRIA - Il Tribunale di Vicenza ha emesso una sentenza storica: i giudici hanno riconosciuto che la morte per tumore…
TORINO – I depuratori non sarebbero in grado di abbattere i Pfas che arrivano dagli scarti di lavorazione. Per cui, nei corpi idrici piemontesi (ad esempio i fiumi) queste pericolose sostanze chimiche ci finirebbero con valori sopra il livello imposto dalla Regione Piemonte con una legge del 2021 entrata in vigore a fine 2024. Il problema è emerso quando l’Arpa torinese ha effettuato dei controlli. Sono spuntati sforamenti, e sanzioni.
«Pfas: tra vecchi e nuovi, nell’Alessandrino c’è una “zuppa chimica”»
ALESSANDRIA - Il Tribunale di Vicenza ha emesso una sentenza storica: i giudici hanno riconosciuto che la morte per tumore…
La catena della gestione di questo tipo di rifiuti rischia di andare in tilt?
L’Autorità Rifiuti Piemonte (A.R.), colei che gestisce il problema dei rifiuti del Piemonte, ha inviato una lettera al presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, al sindaco di Torino e a tutti i presidenti delle Province piemontesi (compresa quella di Alessandria). E fa una serie di curiose proposte per risolvere il problema.
E cosa dice A.R.?
Intanto, di sospendere l’applicazione dei limiti, nelle more delle indicazioni provenienti dall’Unione Europea e dello Stato Italiano, per evitare una frammentazione normativa che può avere solo effetti negativi ed essere contro producente.
Valutare la sospensione dei procedimenti di aggiornamento delle autorizzazioni ambientali che prevedono di imporre limiti sui Pfas agli scarichi in fognatura delle discariche.
E ancora, impiegare questo periodo transitorio per un preventivo monitoraggio del contesto e poi per l’identificazione delle tecnologie più performanti per la cattura e la distruzione dei composti stante il fatto che sia in discarica (percolato) che in fognatura sono presenti una pluralità di composti perfluoroalchilichi che hanno caratteristiche diverse tra loro e necessitano di impianti complessi per essere rimossi efficacemente al fine della tutela della salute pubblica e dell’ambiente.
Coinvolgere partner scientifici per identificare i valori congrui alla tutela dei corpi idrici e rendere operativo il coordinamento nazionale e interregionale a tutela dei corpi idrici che attraversano più regioni, in particolare il Po.
Come dicevamo, consigli curiosi.
Perché la stessa Autorità Rifiuti Piemonte che cita la pericolosità dei Pfas, la recente sentenza storica di Vincenza che sancisce la correlazione tra esposizione ai Pfas e i tumori, e l’allarme lanciato dall’Ordine dei Medici di Torino, propone poi soluzioni destinate – per un determinato periodo di tempo – a far finire liquami con Pfas oltre misura nei fiumi. Una situazione che innesca tutta una serie di altri pericoli, perché quell’inquinamento può raggiungere acquedotti e campi coltivati (irrigati con l’acqua dei corsi d’acqua).
L’Autorità Rifiuti Piemonte, dunque, pur condividendo l’appello e la preoccupazione espressa dai medici torinesi per la salute delle persone esposte ai Pfas, ritiene che i nuovi limiti previsti dalla legge regionale «non siano il modo più efficace per affrontare il problema».
E allora qual è il modo più efficace? Lasciar scaricare liquami gonfi di Pfas in attesa che l’Europa ci dica cosa bisogna fare? Si cerca di abituare la gente a digerire i tempi lunghi per dimenticarsi poi del problema?
In questi tre anni, durante i quali ci si sarebbe dovuti adeguare all’entrata in vigore della nuova legge regionale, cosa è stato fatto?
E ad Alessandria qual è la situazione?
La Regione Piemonte, al momento, è l’unica in Italia ad aver stabilito limiti di emissione per diverse molecole Pfas negli scarichi idrici in acque superficiali, attraverso l’articolo 74 della legge del 19 ottobre 2021.
Nella sua relazione, l’Autorità Rifiuti Piemonte, snocciola il quadro delle segnalazioni pervenute dai gestori delle discariche.
Compare anche Alessandria con Aral spa (Castelceriolo, Alessandria, Pecetto di Valenza).
Aral ha comunicato di riscontrare enormi difficoltà nell’ottenere un congruo numero di ritiro di percolato. Le disponibilità degli impianti di destino risultano costantemente inferiori rispetto alle richieste a causa di una generale saturazione degli impianti di trattamento.
L’eventuale smaltimento presso impianti fuori regione (che non hanno una legge stringente come invece il Piemonte) comporterebbe costi all’incirca doppi rispetto agli attuali sia per la maggior incidenza del trasporto, sia per il generale aumento tariffario avvenuto.
Perché proprio ora tutta questa disamina, compreso lo spauracchio paventato ai cittadini dell’aumento dei costi della TARI?
Quando si parla di Pfas, le amministrazioni trincerano il loro immobilismo al vuoto normativo, ora che c’è una legge che regolamenta gli scarichi nelle acque superficiali, un ente autonomo a cui una legge regionale ha affidato specifiche competenze (parliamo appunto di A.R Piemonte) propone di sospendere i termini dei nuovi limiti.
Quindi per A.R. bisogna continuare a gettare nei fiumi (dal Tanaro al PO) acqua diluita ai Pfas?