Carcere di Alessandria: celle sovraffollate, scarafaggi e acqua fredda nei servizi
Le relazioni dell’Asl rivelano un quadro igienico e strutturale allarmante. L’Associazione Luca Coscioni: “Criticità segnalate e ancora irrisolte, si rischia l’inabitabilità”
ALESSANDRIA – Il carcere di Alessandria torna sotto i riflettori per le gravi condizioni igienico-sanitarie e strutturali in cui versa. A denunciarlo è l’Associazione Luca Coscioni, che ha ottenuto l’accesso alle relazioni dell’Asl provinciale. Documenti ufficiali che descrivono ambienti inadeguati e degradati, senza significativi interventi di manutenzione, nonostante segnalazioni pregresse.
Secondo il report, i detenuti consumano i pasti direttamente in cella, in locali privi di aerazione forzata, spesso in presenza di umidità e con servizi funzionanti solo ad acqua fredda. Particolarmente preoccupante è la situazione nella sezione riservata ai collaboratori di giustizia, dove è stata segnalata la presenza di scarafaggi.
La struttura, come molte altre in Piemonte, registra un tasso di sovraffollamento ben oltre la capienza regolamentare. A livello regionale, al 31 luglio 2024, sono detenute 4.346 persone a fronte di un tasso di saturazione del 109%. Alessandria contribuisce significativamente a questi numeri.
Criticità ignorate da anni
Secondo l’Associazione, “le criticità già evidenziate nelle ispezioni precedenti non hanno ricevuto risposta concreta. Si parla di problemi strutturali non affrontati, condizioni igieniche scarse e carenze logistiche, che rischiano di compromettere la vivibilità della struttura”.
Nel 2024 è stata attivata dall’associazione la piattaforma FreedomLeaks. Uno strumento che consente a detenuti, operatori o familiari di segnalare in modo anonimo le violazioni del diritto alla salute nelle carceri. Uno strumento sempre più necessario, anche alla luce della situazione riscontrata ad Alessandria.
La ‘Coscioni’, per questo, invita il Ministero della Giustizia e la Regione Piemonte “a intervenire con urgenza. Così da garantire condizioni minime di dignità all’interno della struttura. Il rischio – secondo le parole dei promotori dell’iniziativa – è quello di rendere inabitabile un carcere già fragile. Mettendo in pericolo non solo i diritti dei detenuti ma anche la sicurezza del personale penitenziario”.