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ALESSANDRIA – Il fenomeno delle ecomafie si espande anche in Piemonte, con Alessandria tra le province più colpite nel 2024. Secondo l’ultimo rapporto “Ecomafia 2025” di Legambiente, il territorio alessandrino ha registrato 159 reati ambientali, con un incremento del 39,47% rispetto all’anno precedente, posizionandosi al terzo posto in Piemonte dopo Cuneo e Torino.
L’intero Piemonte ha registrato un netto peggioramento, con 1.659 reati ambientali (+22,07%) e 1.638 persone denunciate (+29,79%). Il numero di sequestri effettuati ammonta a 231, ma nessun arresto è stato eseguito in tutto il 2024, a fronte dei 20 arresti rilevati l’anno precedente. Un elemento che, pur evidenziando un’intensa attività di contrasto da parte delle forze dell’ordine, solleva interrogativi sull’efficacia dell’azione penale.
Il ruolo di Alessandria nel contesto piemontese è tutt’altro che marginale. I 159 reati accertati rappresentano quasi il 10% del totale regionale, con una pressione ambientale che si riflette anche nel numero di sequestri: la provincia si posiziona tra le prime tre per misure cautelari patrimoniali, dietro a Torino (107 sequestri) e Cuneo.
I reati più diffusi sul territorio riguardano presumibilmente il ciclo illegale dei rifiuti, l’abusivismo edilizio, e le violazioni nella gestione dei cantieri e dei materiali inerti, settori in cui la presenza di interessi criminali è già stata documentata in anni precedenti.
Il rapporto nazionale fotografa una situazione in deterioramento. In Italia sono stati commessi 40.590 reati ambientali (+14,4%), con 37.186 persone denunciate e un giro d’affari illegale che ha raggiunto i 9,3 miliardi di euro. Le regioni a più alta densità mafiosa (Campania, Puglia, Sicilia, Calabria) continuano a guidare la classifica, ma si assiste a una diffusione sempre più capillare del fenomeno anche nelle aree settentrionali.
A livello provinciale, Alessandria non rientra ancora tra le prime dieci, ma il tasso di crescita del crimine ambientale è tra i più alti del Nord Italia. Un campanello d’allarme che impone un rafforzamento del sistema dei controlli.
L’assenza di arresti nel 2024, nonostante l’evidente escalation di reati e l’aumento dei sequestri, indica una debolezza strutturale nell’azione repressiva. Se da un lato le autorità investigative dimostrano maggiore efficacia nell’individuare e fermare i reati, dall’altro la mancata esecuzione di provvedimenti restrittivi nei confronti dei responsabili lascia spazio all’impunità.
Per affrontare questa emergenza ambientale e legale, Legambiente ha avanzato 12 proposte operative, tra cui:
Il recepimento della direttiva UE sulla tutela penale dell’ambiente.
Un piano nazionale contro l’abusivismo edilizio, con risorse aggiuntive ai Comuni e sanzioni penali per chi omette di applicare le demolizioni.
L’inasprimento delle pene per il traffico organizzato di rifiuti.
L’inserimento dei reati ambientali tra quelli che comportano responsabilità amministrativa per enti e imprese.
L’aumento dei reati ambientali in Alessandria non è un episodio isolato, ma parte di una tendenza sistemica che coinvolge in maniera crescente anche territori finora considerati meno esposti. La presenza di crimini contro l’ambiente in un’area a vocazione agricola e industriale pone serie questioni di sostenibilità, salute pubblica e legalità economica.
Solo un approccio integrato tra repressione, prevenzione e riforma normativa potrà fermare questa deriva. Il Piemonte – e Alessandria in particolare – si trovano oggi davanti a una scelta: rafforzare la difesa del proprio patrimonio ambientale o lasciare spazio all’illegalità.
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