Protopapa: “Difendere i formaggi a latte crudo è tutelare il cuore del Made in Piedmont”
Il consigliere regionale leghista critica le nuove linee guida ministeriali sul controllo dello Stec: “Rischiano di espellere dal mercato centinaia di piccole aziende artigianali”
TORINO – “Applicare pedissequamente le nuove linee guida ministeriali sul controllo di Stec nel latte crudo rischia di compromettere irrimediabilmente un intero comparto produttivo. L’anima più autentica della nostra tradizione casearia”. Con queste parole il consigliere regionale Marco Protopapa(Lega) lancia l’allarme sulle ripercussioni che potrebbero colpire il mondo delle produzioni artigianali a latte crudo, in particolare in Piemonte.
La preoccupazione nasce dalla circolare del Ministero della Salute datata 8 luglio. Che accompagna le nuove linee guida per il controllo di Stec nel latte non pastorizzato e nei derivati. Il documento invita le Regioni e le associazioni di categoria a promuoverne la diffusione e applicazione. Secondo Protopapa, però, si tratta di un atto che rischia di penalizzare severamente “piccoli produttori, caseifici contadini e l’agricoltura artigianale”.
“Un documento tecnico – afferma – dovrebbe recepire le osservazioni fondamentali dei produttori, non diventare una misura che di fatto espelle centinaia di aziende agricole dal mercato”. Il timore è che i nuovi obblighi impongano controlli e pratiche analitiche troppo onerose. Rendendo di fatto insostenibile la produzione artigianale senza passare alla pastorizzazione, snaturando così la filosofia stessa delle produzioni a latte crudo.
“I nostri casari rispettano già standard altissimi”
Protopapa sottolinea come il comparto in questione “abbia sempre rispettato standard igienico-sanitari elevati. Spesso anche superiori a quelli richiesti alle grandi industrie. I nostri casari sono custodi di una tradizione millenaria, riconosciuta e apprezzata a livello internazionale”.
Il consigliere auspica quindi “un confronto serio e costruttivo con le rappresentanze del mondo contadino. Basato su un metodo inclusivo che valorizzi chi produce con serietà e non imponga regole indistinte tra industria e artigianato. Non possiamo sacrificare l’eccellenza sull’altare di una sicurezza mal interpretata e tecnocratica”.
“Se davvero crediamo nella sovranità alimentare come valore nazionale – conclude Protopapa – allora non possiamo condividere un principio che va in direzione opposta. Cancellando un patrimonio culturale e gastronomico che ci appartiene da generazioni”.