Cardiopatia e self-care: in Italia cure personali ancora insufficienti secondo lo studio del Dairi dell’Aou Al
Roberta Di Matteo
Società
Marcello Feola  
18 Luglio 2025
ore
10:16 Logo Newsguard
Il report

Cardiopatia e self-care: in Italia cure personali ancora insufficienti secondo lo studio del Dairi dell’Aou Al

L’indagine multicentrica del CeRProS fotografa le criticità nei comportamenti quotidiani dei pazienti cardiopatici: buona l’autoefficacia percepita, ma bassa l’aderenza concreta

ALESSANDRIA – Lo studio multicentrico Hearts-in-dyads, promosso dal Centro Studi Ricerca delle Professioni Sanitarie del Dairi (CeRProS) e diretto da Tatiana Bolgeo, evidenzia una realtà preoccupante nella gestione quotidiana della cardiopatia coronarica in Italia. I pazienti adulti mostrano un livello di self-care insufficiente in tutti e tre i principali ambiti analizzati, nonostante dichiarino di sentirsi efficaci nel prendersi cura di sé.

L’indagine ha coinvolto 457 pazienti con diagnosi di cardiopatia coronarica, distribuiti in cinque ospedali italiani. Lo studio ha misurato tre dimensioni fondamentali dell’autogestione: il mantenimento della salute, il monitoraggio dei sintomi e la gestione degli episodi acuti. In tutti e tre i domini, i valori registrati sono risultati inferiori agli standard di riferimento internazionali . Evidenziando un gap tra la fiducia soggettiva e i comportamenti oggettivi messi in atto nella vita quotidiana.

La fiducia e le azioni

Tra i risultati più interessanti, è emersa una discrepanza significativa: i pazienti si percepiscono capaci, ma non riescono a tradurre questa fiducia in azioni concrete. Questo dato suggerisce la necessità di sviluppare percorsi educativi mirati, in grado di potenziare non solo le conoscenze, ma anche le abitudini quotidiane e i meccanismi motivazionali.

Lo studio ha inoltre rilevato che fattori come età più giovane e percezione di reddito insufficiente sono associati a livelli più bassi di self-care. Mentre chi presenta comorbidità multiple o ha più stent impiantati tende a monitorare meglio i sintomi e gestire in modo più attento gli episodi acuti. I ricercatori sottolineano che questi risultati aprono la strada a nuovi modelli di counselling e presa in carico personalizzata, adattabili alle condizioni cliniche e socioeconomiche del singolo paziente. L’obiettivo è quello di ridurre le complicanze, migliorare la qualità della vita e contribuire alla sostenibilità del sistema sanitario. Aumentando così l’efficacia delle cure cardiologiche attraverso l’empowerment del paziente.

Lo studio, che rientra tra le attività strategiche del Dairi diretto da Antonio Maconi, rappresenta un importante passo in avanti per comprendere le fragilità del sistema di self-care in ambito cardiologico. E, anche, per orientare le future politiche sanitarie su base scientifica e umana.

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