Alessandria: «Concentrazioni estremamente elevate di C6O4» in falda
SPINETTA MARENGO - «Concentrazioni estremamente elevate del parametro cC6O4 (il Pfas brevettato da Solvay - ora Syensqo) in area interna…
ALESSANDRIA – Nel report per l’Osservatorio regionale, l’Agenzia retrocede le elevate concentrazioni di cC6O4 in falda nell’aprile 2024 a “eventi anomali”. Pfas nella falda: “Dal 2021 al 2023 progressiva riduzione delle concentrazioni di Pfoa, cC6O4 e Adv a valori inferiori ai limiti. Nel 2024: per tutti i Pfas valori di concentrazione inferiore ai limiti di quantificazione (ad eccezione di eventi anomali verificatesi nella primavera)”.
Questo è, in estrema sintesi, il report che l’Arpa ha presentato venerdì scorso ai membri dell’Osservatorio regionale Pfas. Ed è stato il direttore generale Secondo Barbero ad illustrare l’attività dell’Agenzia. C’è però un aspetto che cattura l’attenzione: Barbero parla di eventi anomali nel 2024. Per caso, il direttore si riferisce a quelle «concentrazioni estremamente elevate del parametro cC6O4 in area interna allo stabilimento? Parliamo della quarta risorsa idrica del Piemonte, ormai compromessa dall’inquinamento.
Alessandria: «Concentrazioni estremamente elevate di C6O4» in falda
SPINETTA MARENGO - «Concentrazioni estremamente elevate del parametro cC6O4 (il Pfas brevettato da Solvay - ora Syensqo) in area interna…
Se sì, perché liquidare quel fatto con “eventi anomali”? Perché non spiegare nel dettaglio cos’è successo? Barbero, concludendo, spiega che Arpa fornirà i contributi all’Osservatorio affinché vengano adottate le migliori soluzioni tecnologiche per il trattamento e la loro degradazione.
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Era stato il Comune di Alessandria a comunicare quanto stava avvenendo tra Regione, Asl, Istituto Zooprofilattico del Piemonte, Arpa, Provincia e sindaco di Montecastello, per annunciare la convocazione del Tavolo Tecnico Permanente sulle Sostanze Pfas.
La nota firmata dal sindaco di Alessandria, Giorgio Abonante, spiegava agli interlocutori che – «con riferimento ai risultati pervenuti da parte della ditta Syensqo, inerenti concentrazioni estremamente elevate del parametro cC6O4 in area interna allo stabilimento, rilevate nel corso della sessione di monitoraggio delle acque sotterranee di marzo (2024)» – veniva convocata «specifica seduta del Tavolo Tecnico». La missiva era datata 11 aprile.
Un altro documento di poco antecedente, datato 10 aprile, redatto dalla Provincia di Alessandria e inviato alla multinazionale, al ‘Consorzio trattamenti effluenti chimico Spinetta’ e per conoscenza al sindaco Abonante, all’Asl e all’Arpa, aveva per oggetto l’autorizzazione ambientale integrata (Aia). In neretto, si leggeva: anomalie concentrazioni cC6O4.
Il primo cittadino, a fronte dei dati comunicati dall’ex Solvay agli Enti, aveva così chiesto il confronto con tutte le parti deputate al controllo e alla sicurezza di ambiente e salute. Uno scambio di comunicazioni, comunque, che lasciava aperto il campo ad una serie di quesiti: quanto è «estremamente elevato» – come definito dall’amministrazione comunale – il quantitativo in questione? Perché quell’anomalia non era ancora stata comunicata e resa pubblica dal dipartimento alessandrino dell’Arpa?
C’è poi la questione aria. Quale sarà il futuro del monitoraggio nella zona di Spinetta.
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Secondo Barbero interviene dopo le dichiarazioni del sindaco di Montecastello Gianluca Penna all’assessore regionale Federico Riboldi sull’eventualità – chiesta da Arpa – di inserire i controlli sui Pfas come prescrizione Aia (autorizzazione integrata ambientale). E di cui sono in corso Conferenze dei Servizi per il rinnovo della concessione a Syensqo.
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“Abbiamo pensato – spiega – nell’ambito dell’attività dell’azienda e delle azioni ambientali collegate al funzionamento di Syensqo, che fosse importante anche tenere sotto controllo la matrice aria. Non c’erano indicazioni di come si misura, né valori di riferimento e metodiche, così abbiamo avviato una fase sperimentale. Si è svolta in questi anni e abbiamo provato ad applicare protocolli e metodiche per le prime raccolte di dati”.
“Siamo arrivati nella fase di decisione su quali possano essere dei protocolli che dal punto di vista tecnico ci sembrano corretti e utili – continua Barbero – .Abbiamo tutti gli elementi per definire una campagna che passi da una sperimentazione a un’operatività inserita nell’ambito delle richieste a carico dell’azienda del monitoraggio degli impatti ambientali di un’attività produttiva. Cosa che passa attraverso l’Aia. Sono stati informati gli Enti – continua -perché è corretto che lo siano. Abbiamo scritto alla Provincia, autorità competente per l’Aia, descrivendo il percorso e proponendo anche qual è l’attività che riteniamo necessaria da inserire nell’ambito autorizzativo”.
Il passaggio, secondo Arpa, è che la Provincia inserisca questa attività di monitoraggio in maniera strutturata nelle prescrizioni autorizzative Aia. Facendola diventare una prescrizione che vincoli e obblighi a questo tipo di attività in maniera strutturata.
“Noi riteniamo – specifica Barbero – che ci siamo tutti gli elementi per poter inserire il monitoraggio come prescrizione autorizzativa in ambito di stabilimento. Perché abbiamo verificato che il processo produttivo ha anche un impatto sull’aria. Cosa che a priori non era possibile dimostrare”.
Sull’aria, Arpa ritiene che si renda istituzionale operativo quello che è l’impatto delle emissioni dello stabilimento: “Spesa a carico di chi ha l’attività produttiva e non a carico del contribuente”.
Quindi, ricapitolando, l’attuale spesa di Arpa per i controlli dei Pfas nell’aria è pari a 280mila euro all’anno, come spiegato anche da Penna durante l’incontro con la Task force. Per l’Agenzia il monitoraggio deve essere inserito nell’autorizzazione Aia. E la spesa, anche se il monitoraggio rimarrà in capo ad Arpa, dovrà essere pagato dall’azienda.