Eliso Rivera e Urbano Cairo: da Abazia di Masio al mondo
Sabato alle 18, a Palazzo Monferrato, la presentazione del libro di Claudio Gregori. In esclusiva, l'intervista del presidente di Rcs
ALESSANDRIA – Urbano Cairo avrebbe potuto comprare i Grigi e, vent’anni fa, divenne presidente del Torino. Oggi (giovedì) e domani sarà al Moccagatta di Alessandria, lo stadio che ospiterà l’11esima edizione del trofeo per squadre Primavera che ora è intitolato ‘Mamma e papà Cairo’ (oggi alle 17.30 Atalanta-Inter; alle 21 Milan-Torino; domani le finali).
Presidente Cairo, è innegabile che il torneo sia una vetrina straordinaria per futuri campioni.
Inclusa l’edizione dello scorso anno, ben 110 giocatori presenti al torneo hanno debuttato in Serie A e 104 in B. Sono numeri importanti che certificano la bontà di questa manifestazione che ho voluto dedicare ai miei genitori, entrambi grandi tifosi del Torino. Dirò di più: mia madre, Maria Giulia Castelli, è stata decisiva per farmi acquistare la società. E mio padre Giuseppe giocò centravanti nelle giovanili dell’Alessandria.
A proposito del torneo: lo scorso anno spiccò Nije.
Segnò tre gol straordinari al Milan e si meritò il titolo di miglior giocatore della manifestazione. Ha esordito in Serie A, seguendo la scia di molti altri, tra cui, per rimanere a quelli del Torino, Buongiorno, Singo, Dembelé, Gineitis, Parigini, Aramu… E non dimentico Millico, un centravanti in cui credevo parecchio. Purtroppo ha deluso le attese. Ma è ancora giovane e ha possibilità di rifarsi.
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Come sta andando la campagna acquisti del Toro?
Ngonge, preso dal Napoli, è sicuramente un bel giocatore: lo dimostrò a Verona quando segnò molti gol. Ed è molto forte Aboukhal che abbiamo rilevato dal Tolosa. Poi ricordo gli inserimenti di Anjorin e Ismajli e del portiere Israel.
Immaginiamo non finisca qui. Cosa serve ancora?
Lavoriamo per ulteriori tre rinforzi (in queste ore, crescono le quotazioni dell’attaccante Giovanni Simeone, ndr).
Però, presidente, non le sfuggirà che la tifoseria protesta, urla e scrive “Cairo vattene”…
Può succedere. Ma bisogna anche ricordare in che condizioni era il Torino quando lo rilevai io, fra retrocessioni e problemi vari. Siamo in Serie A da 14 anni consecutivi, molto spesso nella parte sinistra della classifica, con due partecipazioni alle coppe europee e investimenti sul settore giovanile, come dimostrano i due scudetti vinti di recente. E poi abbiamo riaperto il Filadelfia e, a breve, debutterà il centro sportivo Robaldo.
Non sarebbe stato presidente del Toro se avesse acquistato i Grigi. Vero?
C’era effettivamente la possibilità di prendere l’Alessandria. Se non l’ho fatto è solo perché la sindaca di allora, Mara Scagni, preferì non cedere a me la società. Che, in seguito, ha avuto alterne fortune, finché non è arrivato il mio amico Luca Di Masi.
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Lo sa che Di Masi è stato molto contestato?
Eppure ha portato i Grigi in B, vinto una Coppa Italia di categoria ed è arrivato alle semifinali della Coppa nazionale. La sua colpa, credo, è stata quella di avere ceduto la società a persone non all’altezza. Ecco, io col mio Toro non lo farei mai.
Nel senso che, se arrivasse qualcuno credibile, disposto a comprare il Torino, lei venderebbe?
Il 2 settembre saranno vent’anni di presidenza, che non sono pochi. Se effettivamente si facesse avanti qualcuno molto bravo, ricco, entusiasta e preparato, ci potrei anche pensare. Mi spiacerebbe mollare, ovviamente, ma non sarò presidente a vita.