Pippo Baudo e quella volta ad Alessandria
Cantò Isotta, coinvolse il pubblico. Un'epoca lontana di emozioni senza cellulare
ALESSANDRIA – Quella volta che Pippo Baudo venne ad Alessandria, noi si faceva le elementari.
L’anno sfugge, gli archivi non ci danno una mano. La memoria fa difetto. Di certo, l’Italia non aveva ancora vinto i Mondiali di Spagna e forse non s’immaginava neppure che avremmo pianto le vittime della strage alla stazione di Bologna.
Pippo Baudo all’Alessandrino
Per dire che sarà stata la fine degli anni Settanta. Certo è che in classe per giorni non s’era parlato d’altro che non fosse la “lunga trasferta” al cinema Alessandrino, dieci, venti, trenta volte più grande del teatro che avevamo in paese, con le poltrone più comode, le luci più luminose, il sipario più imponente. Era tutto un più.
E poi c’erano quei fregi con uomini a cavallo, armati di lancia. Avete presente? Esistono ancora. Probabilmente ai bambini d’oggi non fanno l’effetto che facevano ai bambini di ieri, cioè a noi, attesi da una sorprendente mattinata con Pippo, esattamente come successe, più o meno nello stesso periodo, con Mike Bongiorno.
Quello della televisione
Baudo, già all’epoca, era uno dei signori della televisione. Lui e Mike e Tortora e Corrado e Vianello, i mostri sacri di una Rai senza concorrenza, protagonisti di programmi che, se non avessero fatto epoca, non sarebbero l’asse portante di quel Techetechetè, che, pescando nei ricordi, risulta una delle migliori trasmissioni di ogni estate.
Quella mattina di un anno imprecisato, Baudo cantò ‘Isotta’ (che un altro Pippo, ovvero Franco, portò al successo nel 1977…) e intrattenne il pubblico, viaggiando su e giù per il palco con passo lungo e voce stentorea.
Il flash “a dado”
Noi si guardava “quello della televisione”, che era venuto ad Alessandria e che poi avremmo continuato a ritrovare nelle nostre case, forse in bianco e nero e certamente grazie al tubo catodico.
Qualcuno conserverà l’autografo o una foto scattata col flash “a dado” che troneggiava sulla macchina fotografica. E avrà archiviato l’immagine nell’album delle cose care, da sfoggiare nei momenti di nostalgia.
Fosse ora, cento e più foto finirebbero in una galleria da cancellare non appena la memoria del cellulare ci fa sapere che non ne può più.
Ieri Pippo Baudo è morto, a 89 anni. La televisione ha perso un numero uno. Noi un altro pezzo di gioventù.