Nel Casalese vendemmia anticipata. Il punto dell’enologo
Parola all'esperto Mario Ronco
CASALE MONFERRATO – Con quasi quarant’anni di esperienza alle spalle, l’enologo Mario Ronco è consulente in Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Toscana e Sicilia. Nel Monferrato segue aziende come Accornero, Sulin, Fratelli Natta, Faletta, Castello di Gabiano, Tenuta Santa Caterina, Vicara, Alemat, Liedholm e la Cantina Sociale di San Giorgio. A lui abbiamo chiesto un bilancio sulla vendemmia 2025 nel casalese.
Una stagione partita in anticipo
«Abbiamo avuto una primavera con piogge tipiche della nostra zona – spiega Ronco – che hanno fatto correre in vigna i contadini. Poi tutte le fasi fenologiche sono state anticipate rispetto alla norma. Questo ci porterà a una vendemmia anticipata».
«Luglio è stato fantastico, non lo vedevamo da anni: temperature diurne non eccessive e fresco notturno. La pianta non è mai andata in stress. Poi però ad agosto (fino a pochissimi giorni fa) abbiamo visto il caldo vero, con punte di 37 gradi. Sopra i 35 la vite si ferma, chiude gli stomi per non perdere acqua. E soprattutto le notti calde non fanno bene, perché la vite di notte deve elaborare quello che ha sintetizzato di giorno. Questo caldo ha portato a una maturazione rapida delle uve che erano già pronte, come gli Chardonnay e in certi casi anche alcune Barbere».
Quantità e rese
«Non è una vendemmia abbondante, ma neanche scarsa: siamo nella media. Bisogna però dire che questo caldo ha provocato una disidratazione degli acini, quindi se non arriveranno piogge regolari la resa finale potrebbe calare anche del 15%. In vigna, a parità di grappoli, un acino può crescere del 15% se piove, oppure ridursi del 15% se manca acqua. E questo cambia molto».
«La qualità la valuto a novembre, non prima – puntualizza scherzosamente Ronco –. I presupposti sono buoni, perché la vite fino ad agosto ha lavorato bene. Ma il meteo comanda sempre: basta un temporale nel momento sbagliato e tutto cambia. L’anno scorso, ad esempio, la pioggia del 9 ottobre ha segnato la fine della vendemmia. Chi aveva già raccolto si è salvato, chi aveva ancora l’uva in pianta ha perso fino all’80% di qualità. Per questo dico che non esiste una vendemmia uguale all’altra».