Mostra sulla diga di Molare: ultimo giorno e grande successo
Appuntamento in piazza Cereseto
OVADA – Oltre 500 visitatori in pochi giorni. Sono i numeri che hanno convinto l’Accademia Urbense a ampliare la mostra “Le nove ore che sconvolsero la Valle Orba” dedicata alla ricostruzione della storia del crollo della diga di Molare. Tra il 12 e il 13 agosto scorsi si è sviluppato il programma di celebrazioni del 90° anniversario di una tragedia che ha lasciato un segno profondo nella mente e nel cuore delle generazioni successive.
«La tragedia – ha ricordato Giancarlo Subbrero, presidente dell’Accademia Urbense di Ovada, inaugurando la mostra – fu drammatica nell’immediato ma fece sentire i suoi effetti anche per gli anni successivi perchè l’area più colpita, nel Borgo, era tra quelle più ricche di imprese». La mostra è stata visitabile in piazza Cereseto anche nelle giornata di sabato 23 agosto. Oggi, domenica 24, è previsto l’ultimo giorno di apertura dalle 10 alle 12 e nel pomeriggio. E il conteggio dei visitatori è salito ancora. Tra le storie raccontate dalla mostra c’è quella della famiglia Marenco, spazzata via dall’area della Rebba. Setti i componenti: tra loro i piccoli Battistino (3 anni) e Luigina (8 mesi).
Emozione forte
«Molti ovadesi si sono riavvicinati a questa storia ma i visitatori vanno ben oltre i confini del nostro territorio», racconta Ivo Gaggero, tra i curatori della mostra. Le tavole riportano immagini e testimonianze dell’epoca. C’è poi un contributo affidato alle parole che Raffaella Romagnolo dedicò al crollo tra le pagine del suo romanzo “Destino”. Tra i visitatori della mostra Walter Secondino e Luigi Gollo, superstiti della tragedia. Il primo ha raccontato più volte la vicenda in volumi e articoli affidati a “Urbs”, la rivista dell’Accademia.
Il secondo aveva tre anni quando l’ondata di acqua e fango uccise il padre e portò via la sua abitazione in regione Monteggio. «Mi allontanai – ha raccontato nel convegno della Loggia di San Sebastiano – con mi madre che fece a tempo a salire sulla collina per vedere l’acqua travolgere la nostra cascina».
Gollo, oggi residente a Milano, fu cresciuto e istruito da Edison che lo ospitò fino alla maggiore età a Pallanza. Dagli archivi dell’Accademia Urbense è uscita la lettera scritta dalla madre per segnalare la situazione difficile nella quale si trovò dopo la tragedia.