Sicurezza sull’Orba: Ovada attende i lavori per le protezioni
L'Orba sotto il ponte di San Paolo
Società
Edoardo Schettino  
29 Agosto 2025
ore
06:56 Logo Newsguard
Il progetto

Sicurezza sull’Orba: Ovada attende i lavori per le protezioni

Previsti argini più alti e anche aree di sfogo

OVADA – Di sicurezza nelle aree a ridosso dei torrenti della città si è parlato molto anche in un mese che ha visto lo sviluppo delle celebrazioni per il 90° anniversario del crollo della diga di Molare. Ed in questo senso la città attende l’avvio dei lavori previsti da tempo sull’Orba per la mitigazione del rischio idrogeologico. L’iter è quello partito dopo il 2021 con la piena del corso d’acqua che seminò il panico tra la Rebba, il Geirino, Regione Carlovini e il Borgo nel pomeriggio del 4 ottobre. Dopo la constatazione dei danni di quell’emergenza si decise di fare qualcosa per tutelare in particolare gli insediamenti produttivi. A pagare il prezzo di quelle ore così concitate furono infatti alcuni simboli della città come il Geirino e le imprese Ormig e Vezzani collocate a breve distanza dal corso d’acqua.

In questo senso arrivò la primavera successiva il contributo da 2 milioni di euro messo a disposizione dalla Regione Piemonte per un riordino complessivo del torrente. Sullo sfondo un clima che cambia e propone con una frequenza sempre più alta eventi estremi. Nel lunedì che mise a repentaglio porzioni importanti della città cadde una quantità di pioggia davvero fuori del comune.

Scenario in divenire

Sembra strano parlare di sicurezza sull’Orba in un momento in cui la portata d’acqua del torrente è ridotta al lumicino. In realtà la storia insegna che i mesi di ottobre e novembre, con quantità di pioggia rilevanti, sono i più rischio. L’ondata di maltempo che interessò la fascia a cavallo tra Liguria e Piemonte portò alla successiva dichiarazione dello Stato di emergenza. Il progetto elaborato dall’Ufficio Tecnico del Comune di Ovada prevede una serie di innalzamenti delle barriere già esistenti e la realizzazione di aree di sfogo in un sistema che risulti integrato per ridurre, per quanto possibile, i rischi.

Proprio l’altezza dell’argine di regione Carlovini nei giorni successivi all’emergenza aveva alimentato qualche polemica. Una soluzione definitiva non è di facile realizzazione in un periodo storico in cui i fenomeni sempre più frequenti hanno cambiato parametri che trent’anni fa venivano dati per scontati.

Articoli correlati
Leggi l'ultima edizione