Un anello tra alberi monumentali, corsi d’acqua e fossili nel Parco di Rocchetta Tanaro
Anna Maria Bruno guida gli escursionisti in un itinerario che racchiude sia un luogo che una storia. Ecco curiosità e consigli per un’esperienza unica
ROCCHETTA TANARO – Come ogni venerdì, Anna Maria Bruno ci guida alla scoperta di sentieri, borghi e paesaggi unici con la nuova rubrica Cammina Piemonte. Un appuntamento settimanale dedicato a chi ama camminare e vuole esplorare il territorio con uno sguardo attento alla natura, alla storia e alle tradizioni locali.
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L’esperienza di oggi è dedicata alla scoperta del Parco di Rocchetta Tanaro.
Il protagonista del cammino di questa settimana è il Parco naturale regionale di Rocchetta Tanaro, istituito nel 1980 come prima area protetta dell’Astigiano e oggi gestito dal Parco Paleontologico Astigiano.
L’itinerario è ad anello, lungo circa 7 km, con un dislivello complessivo di poco superiore ai 100 metri. Si sviluppa tra boschi ombrosi e tre corsi d’acqua: il rio Ronsinaggio, il rio Rabengo – entrambi habitat del raro gambero di fiume – e il fiume Tanaro.
Partenza verso frazione Gatti e la fonte Canà
Si parte dal parcheggio/area attrezzata di via S. Emiliano, lungo la strada provinciale. Da qui ci si dirige verso frazione Gatti. Al bivio si gira a sinistra, seguendo la segnaletica per “Frazione Gatti” e “Fontana Canà”. La strada asfaltata scende fino all’abitato, che va attraversato completamente.
Alla fine del centro abitato, inizia il tratto sterrato. Qui il percorso principale prosegue a sinistra, ma si consiglia una breve deviazione a destra per visitare la fonte Canà, una sorgente d’acqua ferruginosa da cui nasce il rio Ronsinaggio.
Lungo il rio e tappa al faggio secolare
Dopo aver visitato la sorgente, si torna sul sentiero principale e si segue la sterrata di fondovalle, camminando con il rio Ronsinaggio alla destra. Il tracciato è ampio, ombreggiato e molto piacevole.
Si arriva a un bivio con indicazioni per il Sentiero Natura: qui si consiglia un’altra breve deviazione a sinistra, per ammirare il grande faggio, alto 25 metri. Si tratta di un esemplare pluricentenario, sopravvissuto alle antiche faggete del territorio. Cresce a 140 m s.l.m., la quota più bassa in Piemonte per questa specie, ed è stato inserito nell’elenco degli alberi monumentali d’Italia.
Area attrezzata Bigatti e tratto lungo il Tanaro
Dopo aver osservato il faggio, si torna sul tracciato e si prosegue verso l’area attrezzata Bigatti, dedicata al tenente Piero Bigatti, ideale per una sosta.
Si prosegue diritto, si esce dal bosco e si raggiunge una strada asfaltata. Qui si gira a sinistra, attraversando il piccolo abitato di Sant’Emiliano. Poco dopo, si imbocca a destra una via inghiaiata segnalata con la freccia “Percorso ciclo pedonale lungo le sponde del fiume Tanaro”. Questo tratto, immerso nella natura fluviale, segue il corso del Tanaro.
Dal mulino Rabengo ai fossili
Si arriva quindi ai ruderi del vecchio mulino Rabengo, dove si svolta a sinistra, costeggiando prati e il rio Rabengo, parzialmente nascosto tra la vegetazione.
Poco dopo si incontra un quadrivio: si gira a sinistra su una strada erbosa poco evidente, rientrando nel bosco. Il sentiero, in salita graduale, riporta infine al parcheggio di partenza.
In quest’ultimo tratto, si cammina su un terreno ricco di fossili di conchiglie, una testimonianza affascinante della storia geologica locale.
Servizi nel parco
A poca distanza dal parcheggio si trova “La casa fra le querce” (Casa Parco), sede del Centro di Educazione Ambientale dell’Istituto per l’Educazione alla Terra – Ramo Italiano, che offre didattica, escursioni e soggiorni.